24 agosto 2019 - 21:53

Maurizio de Giovanni, il nuovo libro
«C’è del giallo nelle commedie»

Esce per Sellerio il 29 agosto «Dodici rose a Settembre», esordio in un romanzo
del personaggio di Gelsomina. C’è una catena di strane morti ma il tono è leggero

di SEVERINO COLOMBO

Maurizio de Giovanni, il nuovo libro «C'è del giallo nelle commedie» Uno scorcio dei Quartieri Spagnoli a Napoli (Archivio Corsera)
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«Ridevo da solo. Rileggendo il libro, ridevo da solo. Lo considero un buon segno». Così Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) parla del suo nuovo romanzo Dodici rose a Settembre, che esce il 29 agosto: il primo per l’editore Sellerio e il primo con protagonista l’assistente sociale Gelsomina Settembre. La storia intreccia una catena di strane morti legate alle rose del titolo con il dramma di una donna di origini peruviane costretta a subire le violenze del marito e che Mina prova ad aiutare...

Maurizio de Giovanni, «Dodici rose a Settembre» (Sellerio, euro 14, pagine 288)
Maurizio de Giovanni, «Dodici rose a Settembre» (Sellerio, euro 14, pagine 288)

«Il romanzo l’ho scritto più di un anno fa, poi per vari motivi la pubblicazione è slittata, nel frattempo ho lavorato ad altre tre storie. Avendo resettato la testa tre volte, ora avevo bisogno di rientrare nel mondo di Mina. Per questa ragione mi sono messo a rileggere il libro. Nella storia ho voluto sperimentare il tono da commedia, usato qualche volta per alcuni personaggi come Aragona dei Bastardi o Bambinella di Ricciardi; non è così semplice da tenere per un intero libro. È stato un esercizio di stile. Mi sono divertito a scriverlo e ora a rileggerlo».

Come era nato il personaggio di Mina?
«Antonio Sellerio mi chiese di partecipare a un’antologia: ogni scrittore usa di solito il suo personaggio, io però non potevo perché quelli che avevo erano di Einaudi; ho dovuto inventarmene uno nuovo. Come tutti gli autori napoletani ho la commedia nel sangue, è un fatto implicito al nostro modo di affrontare la vita; mi piaceva l’idea di usare il giallo come commedia. Mina è nata così. E quando c’è stata l’opportunità di usarla per un romanzo l’ho colta al volo».

Maurizio de Giovanni
Maurizio de Giovanni

Mina aveva già in partenza quelli che lei stessa con autoironia chiama i Problemi Uno e Due ovvero una mamma insopportabile e un seno esuberante (« un meraviglioso davanzale che non si rassegnava alla quinta misura di reggiseno contenitivo»)?
«Sì, è nata con i suoi due problemi enormi. E anche con un collega, il ginecologo Domenico-chiamami-Mimmo, che a lei piace ma che maltratta ad ogni occasione; lavora ai Quartieri Spagnoli che è il posto dove puoi trovare tutto e il contrario di tutto. La madre di Mina è un personaggio realistico, nella sua crudezza; dice alla figlia cose terribili del tipo: se non fai la zoccola non avrai mai successo nella vita...».

Gli uomini non ci fanno una bella figura. Satiri assatanati, violenti, imbranati... Non teme che in epoca di questioni di genere e campagne #metoo il libro possa essere accolto in maniera sbagliata?
«La mia è una storia, racconta la gente per come è. Nessuno vuole dare messaggi etici. L’intento etico è l’antitesi della narrativa, va bene per la saggistica, semmai. La narrativa è imitazione della realtà e come tale deve metterci dentro il peggio e il meglio della realtà. Per questo non credo che verrà letta in maniera negativa. Credo che la narrativa debba divertire, cioè trasportare le persone altrove. Divertere nel senso proprio di portare altrove: essere divertente credo che sia il vero intento dei romanzi».

Quale è, se c’è, l’autore di riferimento per il romanzo di Mina?
«Così come per i Bastardi avevo i libri di Ed McBain come riferimento; per il commissario Ricciardi, Stephen King e per la ex poliziotta Sara, John le Carré, qui mi piaceva usare il tono di Donald Westlake, un giallista americano che mescolava il poliziesco con la commedia; tra i suoi libri c’è Gli ineffabili cinque, diventato anche un film, La pietra che scotta con Robert Redford».

A proposto di Redford, l’attore ritorna più volte nel romanzo perché è così che Mina vede il suo collega.
«Nel libro ci sono rifermenti colti ai suoi film. È un attore che mi piace molto, credo abbia pagato la propria bellezza ma la sua qualità attoriale e la sua capacità di scegliere i film da interpretare sono straordinarie. Il divertimento è stato per me vedere tutti i suoi film immaginando le reazioni di Mina».

Oltre a Westlake, per ritmo, situazioni e personaggi viene da accostarla a Eduardo De Filippo.
«Ho letto tutto il teatro di Eduardo. Letto, non visto, e lo raccomando a tutti: ha la capacità di far ridere e commuovere all’interno della stessa pagina. Riconosco l’affiliazione e ne sono fiero, vale per me più di un premio letterario».

Lo stile e il tono del racconto sono frutto di un lungo lavoro di scrittura?
«La cosa può sorprendere ma questa è la mia scrittura naturale. È con altri personaggi e con altre storie che mi devo controllare, ma quella di Mina è la scrittura che più risponde al mio carattere».

I Quartieri Spagnoli, la zona di Napoli dove Mina lavora, non è solo uno scenario e uno sfondo, ma un universo, un mondo pulsante.
«Conosco la zona, ci vado e ho molti amici che abitano lì. È la parte centrale della città, Napoli è l’unica città del mondo con la periferia al centro. Mentre altrove l’alta borghesia non ha territori di confronto con le altre classi sociali, distanti anche geograficamente, a Napoli non è così: il tratto di Napoli è la mescola, il meticciato».

Oltre che il cuore di Napoli il romanzo coglie anche gli umori dell’Italia di oggi, attraverso figure come il portinaio Trapanese Giovanni detto Rudy.
«Il portinaio è teoricamente razzista ma nella pratica non lo è. Sì, somiglia molto all’Italia di oggi: razzista per principio, ma nella realtà generosa quando dai un volto e un nome alle persone, come accade nel libro con Ofelia la donna peruviana e con la figlia piccola Flor».

Nei «Ringraziamenti» esprime ammirazione per la casa editrice Sellerio e «riconoscenza» e «rimpianto» per Andrea Camilleri, scomparso il 17 luglio scorso.
«Manca ogni giorno di più non solo per la sua immensa capacità di scrittura e di raccontare storie, ma per la sua passione civile. Vorrei che il mio libro facesse sorridere il lettore e che ogni sorriso fosse dedicato a lui. Un regalo che credo apprezzerebbe».

La presentazione a Napoli

Dodici rose a Settembre è il primo romanzo con il personaggio di Mina Settembre, 42 anni, separata, assistente sociale che lavora ai Quartieri Spagnoli. Il libro viene presentato dall’autore il 12 settembre a Napoli. Mina era in precedenza apparsa in due racconti usciti dall’editore siciliano Sellerio Un giorno di Settembre a Natale e Un telegramma da Settembre, apparsi rispettivamente nelle raccolte Regalo di Natale (2013) e La scuola in giallo (2014). Maurizio de Giovanni (Napoli 1958) è l’autore di diverse serie di romanzi polizieschi: quella del commissario Ricciardi e quella dei Bastardi di Pizzofalcone (entrambe pubblicate da Einaudi Stile libero) e quella con la ex poliziotta Sara (edita da Rizzoli).

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