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Covid

Il Nobel Parisi: "Rischiavamo 500mila morti. Ho fatto la terza dose: è fondamentale"

Alessandro Serrano
Alessandro Serrano 

Per il Nobel Giorgio Parisi è il giorno della terza dose del vaccino anti Covid-19. Si è vaccinato a Roma, vicino all’Università La Sapienza. Un’iniezione al braccio sinistro e poi la consueta attesa di un quarto d’ora. “Fare la terza dose del vaccino è fondamentale perché riduce ulteriormente la probabilità di prendere la malattia in forma sintomatica e grave”, ha detto il Nobel all’ANSA. La sua terza dose è anche l’occasione per dire che “la paura di vaccinarsi è irrazionale”.

Per Parisi ”è abbastanza chiaro che siamo in una situazione molto buona per via delle vaccinazioni” ed è “molto ragionevole - ha aggiunto - che tutti coloro sopra i 60 anni facciano la terza dose, così come tutti coloro che sono esposti a contatti”.

“La terza dose - ha detto ancora Parisi - è fondamentale per le persone che sono particolarmente a rischio sia per quanto riguarda l’età che per altre patologie, e quindi io la faccio volentieri perché rafforza enormemente le difese delle prime due dosi, che pur essendo sostanziali stanno un pò diminuendo con il passare del tempo”. E’ anche importante “per portare quasi a zero la malattia grave nei vaccinati” e bisogna considerare, ha aggiunto, che “ci sono moltissime vaccinazioni di cui si fanno tre dosi: aiutano a rendere più profonda e permanente la memoria immunitaria”.

Per Parisi “fin dall’inizio era chiaro che il Covid era una malattia che avrebbe potuto fare tranquillamente più di mezzo milione di morti in Italia se non ci fossero state le misure di contenimento. Queste sono state sufficienti a ridurre le morti da un numero estremamente elevato, ma si sarebbero dovute continuare per un periodo illimitato se non ci fosse stata la possibilità di fare i vaccini”.

Ai vaccini, ha detto ancora Parisi, va quindi riconosciuto il merito di avere “fermato la crescita dei casi che c’è stata questa estate a causa della variante Delta, e sono stati cruciali quindi per permetterci una vita che sta diventando sempre più normale”.

“Fin dall’inizio era chiaro che il Covid era una malattia che avrebbe potuto fare tranquillamente più di mezzo milione di morti in Italia, se non ci fossero state le misure di contenimento. Queste sono state sufficienti a ridurre le morti da un numero estremamente elevato, ma si sarebbero dovute continuare per un periodo illimitato se non ci fosse stata la possibilità di fare i vaccini. I vaccini hanno fermato la crescita dei casi che c’è stata questa estate a causa della variante Delta” di Sars-CoV-2, “e sono stati cruciali quindi per permetterci una vita che sta diventando sempre più normale”.

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