Scuola e nuove tecnologie:
il futuro è digital

Gessi e cancellino? Per tanti studenti, sono un reperto preistorico. A scuola si insegna con le stampanti 3D, la realtà virtuale e il tablet. Con conseguenze anche sull’apprendimento

Chissà cosa sarebbe successo se L’Attimo Fuggente, anziché nel 1959, fosse stato ambientato nel 2020. Lo sceneggiatore, Tom Schulman, avrebbe dovuto ripensare molte scene. Innanzitutto, a causa del lockdown, avrebbe ipotizzato, per un periodo, una didattica a distanza. Ma anche qualora fossero riprese le lezioni in presenza, il corredo scolastico in classe sarebbe stato diverso, più tecnologico. E il professor Keating, alias Robin Williams, difficilmente avrebbe potuto invitare gli studenti a strappare le pagine introduttive del libro di poesia, avendo molti di essi, sul banco, il tablet.

Buon per Schulman, ciò non è successo. E il film, così come è stato realizzato, è entrato nella lista dei capolavori della storia del cinema. L’ipotetico slittamento temporale della storia, però, fa comunque riflettere su quanto il settore scolastico, da alcuni anni a questa parte, sia cambiato. Su quanto la digitalizzazione e le nuove tecnologie siano diventate, ormai, parte integrante della vita di studenti e docenti. E su quanto siano state stravolte – e lo saranno ancor di più in futuro - le modalità di apprendimento, di insegnamento nonché la vita sociale tra i banchi.

L’epidemia di Coronavirus, che per diversi mesi ha costretto gli studenti italiani (e non solo) a restare a casa, ha accelerato un processo che, nelle scuole, era già in atto da un po’ di tempo anche grazie all’impegno di aziende ed enti che sul territorio hanno supportato gli istituti in questa direzione. Basti pensare, ad esempio, all’utilizzo sempre più consolidato di strumenti quali la LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) e il registro elettronico, o del ricorso, ormai quotidiano, al web per fare ricerche o trovare supporto nello svolgimento dei compiti a casa.

Da semplici appendici, però, a causa dei limiti alla presenza in classe imposti dal Covid-19 le nuove tecnologie si sono trasformate, negli ultimi mesi, nello strumento essenziale per consentire lo svolgimento della didattica. Sono diventate, insomma, parte integrante del mondo dell’istruzione dimostrando le loro incredibili potenzialità anche una volta rientrati in aula.

La scuola del futuro,
tra realtà virtuale e stampanti 3d

Così, se un tempo si imparava la geografia semplicemente ruotando il mappamondo, ecco che oggi, in classe, grazie ai visori per la realtà virtuale si può andare alla mattina alle Maldive e, al pomeriggio, nella Foresta amazzonica. Se, in passato, si studiava la storia dell’Antica Roma con monografie e immagini di corredo, oggi si può sperimentare, con i propri occhi (virtuali), cosa significasse essere all’interno del Colosseo durante un combattimento tra gladiatori.

L’anatomia? Niente manichino a forma di scheletro accanto alla cattedra. Si studia utilizzando la stampante 3D, in grado di riprodurre il corpo umano nei più piccoli dettagli. Per comprendere meglio il sistema solare, invece, via libera allo smartphone. Con la realtà aumentata, a questo punto, le palline di carta sospese al soffitto possono tornare a prendere polvere nell’armadio.

Scuola e nuove tecnologie:
verità e fake news

“Nella scuola digitale il ruolo del docente passa in secondo piano”

Nonostante le enormi potenzialità, le nuove tecnologie non sono un sostituto della figura dell’insegnante. Nella scuola digitale, infatti, il ruolo del docente resta fondamentale ma si trasforma, passando da detentore del sapere a mediatore. Per chi sale in cattedra le competenze in campo tecnologico contano ma non bastano. Diventa imprescindibile, infatti, aiutare gli studenti non solo a maneggiare gli strumenti ma ad avere una capacità critica sul loro utilizzo per affrontare in modo adeguato e responsabile una società che è sempre più complessa, veloce e connessa.

“L’utilizzo delle nuove tecnologie va rapportato all’età”

L’età in cui i più piccoli si avvicinano alle nuove tecnologie, in particolare smartphone e tablet, è sempre più bassa. In Italia i dati parlano chiaro: l’89,3% dei ragazzi a partire dagli 8-9 anni possiede un cellulare (fonte: MIUR). La Società Italiana di Pediatria, però, da tempo raccomanda di fare attenzione, soprattutto nella quantità di tempo trascorsa dai più piccoli con un dispositivo digitale in mano. Importante porre dei limiti: massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e, al massimo, 2 ore per quelli tra 5 e 8 anni. Le nuove tecnologie non vanno criminalizzate, insomma, ma i minori non vanno lasciati soli nel gestirle.

“Con il digitale gli studenti si distraggono di più”

Anche se i più nostalgici rimpiangono il metodo di insegnamento tradizionale con libri e lavagna in ardesia, è scientificamente provato che l’utilizzo delle nuove tecnologie offra diversi vantaggi, per gli studenti, in termini di apprendimento. Numerosi studi lo confermano: questi strumenti innovativi – la realtà virtuale e immersiva, per citarne un paio - grazie alla natura multisensoriale e coinvolgente tendono, infatti, a favorire un’esperienza emotivamente positiva e coinvolgente, mantenendo elevati i livelli di attenzione e concentrazione negli alunni.

“Nell’era digitale anche le emozioni e le relazioni si trasformano”

In una società sempre più connessa e tecnologica cambiano inevitabilmente le modalità con cui ci si rapporta con gli altri, non solo tra adulti ma anche tra adolescenti. Se da un lato i dispositivi digitali fanno sempre più da filtro nelle relazioni interpersonali, dall’altro sono proprio le nuove tecnologie – basti pensare agli emoji, alle stories su Instagram, agli status su Facebook – che consentono di comunicare agli altri il proprio stato d’animo con una maggior immediatezza, facilità e naturalezza. L’effetto, secondo diversi studi, non solo è catartico ma, in caso di sentimenti negativi, permette di ridurre il carico emotivo legato all’evento stesso. E di questo non si può non tenerne conto anche in ambito scolastico, ambiente fondamentale per lo sviluppo emotivo corretto dei bambini e degli adolescenti.

“Il digital divide è uno dei principali ostacoli da risolvere”

In Europa tocca punte del 32% la quota di studenti che non hanno avuto accesso all’istruzione nel corso dell’emergenza Covid. Per questo il Parlamento europeo ha recentemente chiesto alla Commissione, con una risoluzione, di colmare il divario digitale in ambito scolastico attraverso investimenti mirati su infrastrutture e strumenti digitali per scuole e studenti. In Italia la situazione è tutt’altro che rosea: il nostro Paese, in quanto a digitalizzazione dell’economia e della società è al 24° posto su 28 Paesi europei. Lo confermano i dati dell’Istat: nel 2019 il 23,9% delle famiglie italiane, praticamente una su quattro, non ha avuto accesso a Internet. Non si può non tenerne conto quando si tratta di formare la generazione degli adulti di domani.

Insegnamento e apprendimento:
come cambia la scuola con le nuove tecnologie

Gessetti e cancellino, dunque, per le nuove generazioni rischiano di sembrare reperti preistorici. E ciò non è solo un discorso di forma. Volendo citare Marshall McLuhan e il suo stranoto «il medium è il messaggio», il modo in cui si comunica o si trasmette un concetto influisce sul contenuto stesso. Vale per la televisione come per la radio. E vale anche per il web. Inserire nella didattica le nuove tecnologie e sul digitale significa, dunque, stravolgere profondamente il mondo della scuola. Significa accettare che al docente, prima unica e principale fonte di informazioni, si debbano accostare altre fonti del sapere, con cui si ritrova a mediare.

Non è solo il ruolo di chi insegna, però, a cambiare. In un sistema scolastico sempre più digitale si modifica radicalmente anche il processo di apprendimento. I vantaggi? Gli studenti si sentono più coinvolti e stanno più facilmente attenti grazie alla maggior attrattività dei contenuti multimediali. Non solo. Sono messi nelle condizioni di poter sperimentare, personalmente, varie esperienze e formulare ipotesi che possono essere messe alla prova nell’immediato. Sono parte attiva, insomma, all’interno del processo di costruzione della conoscenza, proprio come auspicava Albert Einstein quando diceva: «Non ho mai insegnato nulla ai miei studenti; ho solo cercato di metterli nelle condizioni migliori per imparare».

Scuola del passato:
quanto ne sai?

2/5 Nella scuola italiana si insegnava il corso di “bella scrittura” fino a:

3/5 In che anno ci fu l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 14 anni?

4/5 Il coperchio degli astucci di legno utilizzati negli anni ’50 serviva anche come:

5/5 Negli anni ’70 quale informazione venne tolta dai registri di classe?

BOCCIATO

risposte esatte

Ahi, ahi, ahi… Non ci siamo proprio. L’unica giustificazione a questo risultato potrebbe essere la tua giovane età – devi avere, però, meno di trent’anni – altrimenti non ci sono scuse. A tua discolpa c’è la velocità con cui il mondo – anche quello scolastico – sta cambiando. È nelle origini, però, che si trovano le basi del futuro. Per questo sarebbe bene non dimenticarsi da dove si viene.

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RIMANDATO A SETTEMBRE

risposte esatte

Se la tua prestazione dovesse essere rappresentata da un voto in pagella, ti prenderesti un sei politico, anche solo per l’impegno. Un po’ di conoscenza del passato in più, però, non guasterebbe. Forza e coraggio: fai qualche ricerca e vedrai che la storia non avrà più segreti.

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PROMOSSO

risposte esatte

Complimenti, il passato, per te, non ha segreti. E anche quelle notizie che potrebbero sembrare solo curiosità suscitano in te molto interesse. Continua cosi: le prossime generazioni ti ringrazieranno per aver contribuito a non far perdere un patrimonio culturale di tale importanza.

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