Gergely Homonnay morto a Roma, aperta inchiesta: trovate tracce di sostanze stupefacenti

di Ilaria Sacchettoni

Lo scrittore trovato senza vita all’alba di sabato nel bagno turco di un club privato. Il pm ha aperto un fascicolo e il reato che è stato ipotizzato è »morte come conseguenza di altro reato». L’amica: «Aveva molta paura che gli potessero fare del male»

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Per la morte di Gergely Homonnay, scrittore ungherese residente a Roma, di 53 anni, trovato senza vita all’alba di sabato nel bagno turco di un club privato di via Pontremoli, il «Bananon», il pubblico ministero Luca Guerzoni ha aperto un fascicolo. Il reato che è stato ipotizzato è “morte come conseguenza di altro reato” e questo perché con lo scrittore deceduto sono state rinvenute sostanze liquide (ghb è una possibilità) e in polvere (forse cocaina tagliata con altro).

Sul caso stanno indagando i carabinieri. Ovviamente si tratta di rintracciare la persona che aveva ceduto queste sostanze alla vittima. E non sarà semplice ma gli investigatori fanno affidamento sulla memoria del cellulare personale dell’uomo, che è stato sequestrato da chi indaga. A breve potrebbero essere resi noti i risultati. Nel frattempo è stata delegata l’autopsia.

«Aveva molta paura che gli potessero fare del male»: la rivelazione, è di una amica dell’attivista dei diritti Lgbt trovato morto, la teologa magiara Rita Perintfalvi, che ha scritto un lungo post sui social. Perintfalvi, aveva trascorso con lui quattro giorni a Roma, prima di Natale. «Mi si spezza il cuore, non capisco e non ci posso credere», ha scritto la donna, «Gergely Homonnay è morto. Ho trascorso 4-5 giorni prima di Natale con lui ed Erzsi (un’amica, ndr) a Roma, abbiamo intrecciato molti progetti comuni. Gergely era felice e innamorato, ma aveva molta paura che gli potessero fare del male».

Homonnay viveva a Roma ed era conosciuto dal 2018 per il suo impegno a favore dei diritti civili e della comunità Lgbt, in polemica con il governo di Viktor Orban di cui era un convinto oppositore. Nelle ultime settimane aveva diffuso sui propri canali social messaggi di critica a Katalin Novak, la ministra della Famiglia candidata da Orban alla presidenza della Repubblica nell’elezione in programma a fine gennaio. Il 2 dicembre era stato condannato in patria per diffamazione proprio per aver definito «un orribile verme nazista» la 44enne, astro nascente del partito conservatore Fidesz.

3 gennaio 2022 (modifica il 3 gennaio 2022 | 14:00)