24 agosto 2019 - 23:56

I vandali contro Sophia, la statua anti-femminicidi: «Un brutto clima»

Eretta per Cristina Biagi. La famiglia: meglio il silenzio. Il sindaco leghista: «Siamo sempre stati vicini a loro, volevano illuminare l’opera e lo faremo. Non abbiamo sospetti»

di Giusi Fasano, inviata a Massa

I vandali contro Sophia, la statua anti-femminicidi: «Un brutto clima»
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MASSA- Magari ci riesce il silenzio. Se non è servito il messaggio, se non è bastato il ricordo, se è stato ignorato l’ideale che Sophia rappresenta, allora può darsi che amore e rispetto si possano trasmettere anche senza voce. Alessio ci ha pensato e ripensato e alla fine si è convinto che, sì, «credo che il vero segnale di rivoluzione, di rottura e cambiamento, sia proprio rimanere in silenzio». E così questo 25 agosto non sarà com’è sempre stato dal 2013. Stavolta non ci sarà nessuno sui gradini del duomo di Massa a ricordare sua sorella, Cristina Biagi, nel giorno del suo compleanno. Niente poesie, canzoni o messaggi per Cristina che oggi avrebbe compiuto 44 anni e che invece fu uccisa da suo marito il 28 luglio di sei anni fa. O almeno: niente in senso fisico, ma chi vorrà potrà dedicare a lei un pensiero sulla pagina Facebook di Viva, l’Associazione culturale di cui suo fratello Alessio è vicepresidente.

La scultura

Meglio ancora sarebbe se la folla che gli altri anni era davanti al duomo oggi si raccogliesse muta di fronte a Sophia, amica postuma di Cristina e di tutte le donne che hanno vissuto o vivono situazioni di violenza domestica. Sophia — che deve il suo nome al significato di quella parola in greco: sapienza — è una piccola scultura che dall’8 ottobre del 2017 abita, diciamo così, accanto a una panchina nella piazza monumentale di Massa, Piazza Aranci. Voluta e finanziata dalla famiglia Biagi, nei desideri di Alessio quella donna minuscola e discreta all’ombra degli aranci avrebbe dovuto ispirare dolcezza. E invece è diventata lei stessa vittima di maltrattamenti.

Cinque atti vandalici

In meno di due anni mani sconosciute ne hanno smontato delle parti saldate, hanno rimosso elementi della struttura portante, l’hanno imbrattata con una sostanza collosa, hanno spostato due volte il basamento mettendone a rischio la stabilità. Sophia è stata vandalizzata e risistemata cinque volte, l’ultima poche settimane fa. Ed è anche per questo continuo «mancarle di rispetto» che Alessio e il direttivo di Viva hanno annullato la settima edizione delle manifestazioni per il Cristina.

«Clima distante»

«Come abbiamo riparato la scultura — dice lui — allo stesso modo proviamo a riparare con il silenzio questo periodo di grida». Nel post di Facebook con il quale si annuncia che è tutto annullato si parla della «nostra amatissima città» che vive un «clima distante da ciò che noi esprimiamo», cioè «unione, condivisione». Si comunica la rinuncia, poiché «lo spirito che ci accompagnava è oggi colpito duramente assieme alla nostra Sophia, con la quale condividiamo un destino pressoché incerto».

Il sindaco: «Non capisco»

«Spirito e clima distante? Non capisco» si stupisce Francesco Persiani, leghista e sindaco eletto l’anno scorso. «Siamo sempre stati vicini alla famiglia, li ho abbracciati dedicando a Cristina una targa in Comune. Vorrebbero illuminare la statua e lo faremo, per loro ho grande rispetto ma non posso accettare che qualcuno pensi che io favorisca percorsi di odio». Sospetti sull’identità dei vandali? «Assolutamente no. Posso solo dirle che non se la prendono solo con Sophia...». «Difficile pensare che sia un caso colpire cinque volte lo stesso obiettivo. Garibaldi — per dire — non lo rompe nessuno» considera Francesca Rivieri, dell’associazione antiviolenza Arpa. «Sapere che offendono Sophia è ogni volta un sacrilegio, uno schiaffo a quello che lei rappresenta e il presupposto di quello schiaffo è la mancanza di cultura contro la violenza di genere».

Memoria collettiva

Quando morì per mano dell’uomo dal quale si stava separando, Cristina Biagi aveva una bimba di tre anni e un bimbo di dieci. Lui le sparò dopo aver ferito l’uomo che credeva suo amante, poi si uccise. In questi due anni Sophia ha tenuto accesa la memoria collettiva per quella donna e per tutte le altre Cristine d’Italia. È diventata «un faro che serve a illuminare l’indifferenza, e quando passo le dico “ciao”», scrive una donna vittima di violenza in una lettera pubblicata in forma anonima dal consigliere comunale Paolo Menchini. «So per esperienza personale cos’è la violenza, soprattutto quella psicologica, e Sophia mi ricorda che devo volermi bene» la ringrazia Valentina, barista al vicino Arpagus. I turisti scattano fotografie, qualcuno si siede accanto a lei a leggere. Chissà se i vandali sono nei dintorni. Chissà se gli arriverà, oggi, il rumore del silenzio...

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