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Crimini e discorsi di odio, mai così tanti in Italia

I dati dell'Osservatorio contro gli atti discriminatori: 638 segnalazioni nel 2019. Il prefetto °Rizzi: "La pandemia? occasione per l'aumento degli episodi di intolleranza e violenza nei confronti delle minoranze"
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In Italia c'è una curva che continua a salire, non pare aver raggiunto il picco e preoccupa le istituzioni. Questa volta non parliamo di Covid, ma di odio, di xenofobia, di violenza di genere, di antisemitismo, di omofobia, di mortificazione della disabilità. Le segnalazioni di crimini e discorsi d'odio registrate dall'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), un organismo interforze creato dal Capo della Polizia nel settembre del 2010, raccontano di una crescita robusta dei casi soprattutto negli ultimi due anni.

Vediamo i dati, dunque. Nel 2010 le segnalazioni trattate dall'Oscad erano state appena 27, l'anno dopo 193, 125 nel 2012, 419 nel 2013, 455 nel 2014 e così via, in una serie che ha visto una parziale attenuazione nel biennio 2016-2017, per poi esplodere nel 2018 (516 casi) e nel 2019 (638 casi). In totale, nell'ultimo decennio in tutto il Paese ci sono stati 3.192 episodi in cui è emerso, chiaro ed inequivocabile, l'elemento della discriminazione. Parliamo di violenze fisiche aggravate dall'odio razziale, di incitamenti alla violenza di genere, di attacchi ai luoghi di culto, di vandalismo e di minacce, di fatti di cronaca che non costituiscono reato ma di cui se ne intravede la venatura antisemita, di denunce formalizzate e di racconti a voce che non sono diventati un verbale di polizia solo per il timore di subire ritorsioni da parte della vittima.

 Non è semplice orientarsi in questa messe di numeri dell'Oscad, che mettono insieme risultanze tratte dai database delle forze di polizia e le segnalazioni che arrivano direttamente l'osservatorio. Delle tabelle contenute nel monitoraggio più recente, però, ce n'è una che ha valore statistico certo perché costruita con i dati tratti del sistema informatico di indagine Sdi, ossia l'archivio unico delle nostre forze di polizia: quella sui reati compiuti con il “movente” del colore della pelle, dell'etnia o della nazionalità. A ben vedere, è una tabella che fotografa un precipizio nell’ultimo quadriennio: nel 2016 c'erano 494 casi, nel 2017 l’impennata a 828,  mantenuta nel 2018 (801) e nel 2019 (805). E che il clima nel nostro Paese sia peggiorato lo si desume anche dalle altre categorie monitorate – seppur con rilevazioni più empiriche - dall'Oscad, ossia i crimini e i discorsi d'odio per disabilità, identità di genere, orientamento sessuale e credo religioso.

Neppure in epoca di pandemia e di lockdown l'odio si placa. “La cronaca offre ogni giorno esempi del propagarsi dell'odio e della sua strumentalizzazione per alimentare disordini di piazza – dice Vittorio Rizzi, direttore della Criminalpol e, in quanto tale, capo dell'osservatorio Oscad - Emblematico quanto avvenuto con le manifestazioni del movimento statunitense Black lives matter che al grido I can’t breathe, hanno raggiunto rapidamente anche il continente europeo determinando forti tensioni e scontri tra manifestanti antirazzisti e gruppi di estrema destra. Eravamo consapevoli del rischio che la pandemia potesse costituire un’occasione per l’aumento degli episodi di intolleranza e violenza nei confronti di minoranze e, purtroppo, non sbagliavamo. Non dobbiamo pensare soltanto ai movimenti del suprematismo bianco negli Stati Uniti, ma anche ad episodi di discriminazione, solo apparentemente banali ma che potrebbero innescare una escalation di violenza”.