23 febbraio 2021 - 12:28

Morto Franco Cassano, il sociologo che il valorizzò il Mediterraneo

Nato ad Ancona nel 1943, intellettuale di sinistra, si era affermato all’Università di Bari. Vedeva nel «pensiero meridiano» un rimedio agli eccessi della modernità razionalista

di Giancristiano Desiderio

Morto Franco Cassano, il sociologo che il valorizzò il Mediterraneo
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Il pensiero meridiano, un testo senza dubbio affascinante, resterà come il libro della vita e del lavoro di Franco Cassano, il sociologo morto martedì 23 febbraio all’età di 78 anni dopo aver lottato a lungo con la malattia. Era nato ad Ancona nel 1943 e aveva iniziato la carriera accademica a Messina per poi diventare professore ordinario all’Università di Bari insegnando Sociologia della conoscenza.

Tuttavia, nonostante la carriera, il profilo di Cassano non è quello di un accademico bensì l’altro di un intellettuale impegnato che ritiene di poter incidere nella società proponendo un nuovo modello di pensiero che ritrova nel Mediterraneo come cultura o civiltà della Misura.

Quando, infatti, nel 1996 uscì con Laterza Il pensiero meridiano – tradotto rapidamente in più lingue, inglese, francese e tedesco ma anche in giapponese – lo scopo del sociologo era duplice: da un lato la critica della modernità e dall’altro la proposta di un nuovo meridionalismo in cui il Sud (non solo il Mezzogiorno d’Italia ma il Sud in sé nel mondo) avesse una sua identità di pensiero e di azione non riducibile a logiche uniche di sviluppo

Proprio all’università barese Franco Cassano è stato, insieme con Beppe Vacca e Biagio De Giovanni, tra i maggiori esponenti della cosiddetta école barisienne che criticava l’arroccamento del Pci su posizione di retroguardia. In tempi più recenti, Cassano aveva fondato ed animato con altri intellettuali baresi l’associazione «Città Plurale», laboratorio di civismo fondamentale per la costruzione di quella stagione politica definita la “primavera pugliese” che aprì la strada alle esperienze politiche di Michele Emiliano come sindaco di Bari e di Nichi Vendola come governatore della Puglia.

Ma questi sono aspetti strettamente politici, mentre ciò che è destinato a sopravvivere è la sua idea del Sud come soggetto di pensiero in cui il carattere geografico e culturale del Mediterraneo – «mare tra le terre» – potesse essere quel limite senza il quale non c’è né capacità di giudizio critico, né possibilità di azione. Temi che furono ripresi dallo stesso sociologo anche nell’ultima sua opera L’umiltà del male, del 2011, che proponeva una rilettura de «il grande inquisitore» di Dostoevskij per indurre la sinistra a lasciare una sorta di «aristocrazia etica» o, in modo più semplice, di presunta superiorità morale, in cui la tradizione degli ex comunisti si è rinchiusa in modo autoreferenziale.

In gioco, ancora una volta, nella bella prosa di Cassano, che fu editorialista dell’«Unità» e di «Avvenire», vi era una dimensione mediterranea dell’umano che mette in discussione la hybris o la volontà di potenza che è tipica della Modernità e che la stessa scienza moderna deve imparare a conoscere e prevenire. Il senso del pensiero meridiano, al netto di un sentimento di nostalgia, è in questa critica o decostruzione degli eccessi del moderno.

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