28 maggio 2022 - 10:09

Salvini e la citofonata al Pilastro di Bologna, il giudice: «Rallentò le indagini contro lo spaccio»

Il 21 gennaio 2020 i fari della Squadra mobile e della Dda erano già puntati sui pusher della zona: «A causa di quel clamore spostarono la droga in altri appartamenti»

di Andreina Baccaro

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La citofonata di Matteo Salvini al Pilastro
La citofonata di Matteo Salvini al Pilastro

Il 21 gennaio 2020 i fari della Squadra mobile e della Dda erano già puntati sul quartiere Pilastro. L’inchiesta per spaccio con 43 indagati che due giorni fa ha portato 14 persone in carcere, più altre 11 raggiunte a misure cautelari, era già in corso e quel triangolo di strade tra via Frati, via Deledda e via Casini era già sorvegliato e ripreso giorno e notte dagli inquirenti a caccia di prove.

Il gip: «A causa del clamore gli spacciatori spostarono la droga»

Perciò quando l’ex ministro degli Interni Matteo Salvini citofonò a casa della famiglia Labidi-Razza in via Deledda in piena campagna elettorale per le Regionali accusando il figlio allora 17enne di spacciare, al netto delle polemiche politiche che ne scaturirono, rischiò perlomeno di rallentare se non ostacolare le indagini. Scrive il gip Maria Cristina Sarli nell’ordinanza: «a seguito del clamore mediatico che investì il quartiere Pilastro provocato dalla visita di Salvini e la conseguente rinforzata presenza delle forze dell’ordine, gli indagati cominciavano a prestare maggiore prudenza nello svolgimento dell’attività di spaccio». Tanto che il 38enne marocchino Salah Eddine Karmi, considerato dalla Procura uno dei vertici dell’associazione a delinquere, decise di spostare i carichi di cocaina dalle cantine di via Frati prima in un appartamento di via Italo Svevo, sempre al Pilastro, e poi in un immobile a Pontelagoscuro, nel Ferrarese. In qualche modo lo spostamento ha costituito un intralcio per chi indagava.

La famiglia della citofonata coinvolta negli arresti

Per la citofonata Salvini e la residente che gli aveva additato la casa come covo di spacciatori, furono denunciati per diffamazione dai coniugi Faouzi Ben Ali Karmi e Caterina Razza, insieme al figlio allora minorenne Yaya. Tutti e tre sono indagati e sottoposti a misura cautelare, insieme al secondo figlio, ma nonostante le rivendicazioni di queste ore del leader leghista a cui il tempo ha dato ragione, all’epoca non poco fu il disturbo provocato a chi indagava da quella citofonata a favore di telecamere e da ciò che ne seguì. Il fascicolo per diffamazione infatti finì sulla scrivania del pm della Dda Roberto Ceroni, che stava coordinando le indagini della polizia per l’associazione a delinquere, che convocò in Procura per ricostruire le fasi del siparietto sia la residente Biagini che il maresciallo dei carabinieri Piergiorgio Madonno, al quale la donna aveva più volte segnalato episodi di spaccio in via Deledda e che la mise in contatto con lo staff della Lega per preparare il tour elettorale. Il fascicolo per diffamazione è stato archiviato e il maresciallo ha subito una sanzione disciplinare lieve dall’Arma.

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore: «Citofonata stupida e grave»

Ma il sindaco Matteo Lepore ci ha tenuto a tornare sull’opportunità di quella citofonata: «Talvolta chi ricopre incarichi importanti nelle istituzioni viene a conoscenza di indagini da parte delle forze di polizia. In questi casi è fondamentale mantenere la riservatezza, perché l’esposizione mediatica può causare ritardi nelle indagini o compromettere l’operato degli inquirenti. Ecco perché la citofonata di Salvini al Pilastro è stata una cosa assai grave e stupida. Una condotta motivata per cercare il solo profitto personale, per altro malamente, come sappiamo». Probabilmente Salvini non sapeva dell’indagine in corso, altrimenti avrebbe commesso una rivelazione di segreto istruttorio, ma sottolinea ancora il sindaco: «Non ho sufficienti elementi per dire se allora commise un reato, ma certamente ha messo a rischio e forse ritardato il lavoro di chi da tempo stava conducendo indagini di estremo rilievo».La difesa della Lega è arrivata dalla consigliera comunale Francesca Scarano in question time: «invece di essere presente in aula, vedo il sindaco molto operativo sul web per attaccare la Lega che da tempo, semplicemente, denuncia quello che tanti cittadini e commercianti della zona patiscono da anni».

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