Morto Joseph Zoderer, raccontò italiani e tedeschi

di GIANCARLO RICCIO

Lo scrittore italiano di lingua tedesca è morto a Brunico (Bolzano) dopo una caduta in casa. Autore de «L’italiana», «ha sempre difeso giustizia e tolleranza»

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Lo scrittore altoatesino Joseph Zoderer (foto Ansa)

Lo scrittore altoatesino Joseph Zoderer, 86 anni, nato a Merano, protagonista della scena letteraria soprattutto nei Paesi germanofoni, è morto mercoledì primo giugno a Brunico (Bolzano) dopo una caduta in casa preceduta da un malore. Il decesso è sopravvenuto mentre i medici decidevano se operarlo oppure tentare di alleviare il dolore con la morfina. Da anni era cardiopatico e negli ultimi mesi era tornato a vivere nel maso di famiglia di Terento con la moglie Sandra.

Il suo primo romanzo risale al 1976 ma uscì in Italia nell’87 con il titolo La felicità di lavarsi le mani. Già noto nel milieu letterario di lingua tedesca, si era fatto conoscere in Italia nel 1985, con il romanzo L’«italiana» (Die Walsche) — protagonisti due giovani (lui italiano, lei di madrelingua tedesca) —, affollato di echi sui rapporti conflittuali fra italiani e sudtirolesi in Alto Adige, terra multilingue ma ancora oggi non poliglotta.

Lo scorso febbraio Zoderer, insieme con l’alpinista Reinhold Messner e la giornalista Lilli Gruber, aveva ricevuto ad Innsbruck l’onorificenza del Land austriaco del Tirolo.

Nato a Merano il 25 novembre 1935, visse dai 5 ai 17 anni in Austria e in Svizzera, affrontando il dramma delle Opzioni (la sua famiglia optò nel 1940 per la cittadinanza tedesca e si trasferì a Graz), poi completò gli studi in Alto Adige e a Vienna. Lavorò come giornalista per i quotidiani viennesi e fra il 1971 e il 1981 per i notiziari della sede Rai di Bolzano, quasi sempre turno dell’alba.

Nel 2010 fu organizzata a Brunico per il suo settantacinquesimo compleanno una festa: fra gli altri erano presenti Peter Handke, Tim Parks e Nanni Balestrini, suoi amici ed estimatori. Tra questi spicca la figura di Claudio Magris. I primi a piangere la scomparsa di Zoderer sono stati la sua casa editrice Haymon Verlag di Innsbruck e Vienna («Nella sua eccezionale opera letteraria ha sempre difeso la giustizia e la tolleranza: per tutti») e la giunta provinciale di Bolzano.

Joseph Zoderer — di cui la Bompiani allora guidata da Elisabetta Sgarbi ha pubblicato la versione italiana di I colori della crudeltà (2015) — era stato nelle librerie italiane con la traduzione di Il dolore di cambiare pelle (2005) e prima ancora con l’emblematico e crudo L’«italiana». Da alcuni mesi aveva dato l’assenso definitivo alla pubblicazione di L’inganno della felicità (La nave di Teseo) con testo tradotto dall’amica Giovanna Agabio e con uno sguardo proiettato su Tristan und Isolde di Wagner. Poche settimane fa, la casa editrice Haymon Verlag (impegnata nella riproposta dell’opera omnia zoderiana) aveva stampato la sottile antologia poetica Alberi nella stanza.

Erzähler Poet, ovvero poeta narratore, non poeta e narratore (come aveva tenuto a dire su «la Lettura» del 30 giugno 2019), Zoderer scriveva a mano con una stilografica nera. Poi sistemava centinaia di fogli sulle pareti della villa-studio che raggiungeva fino a poco tempo fa ogni mattina in bicicletta. «A piedi solo se nevica tanto», precisava.

I fuochi delle sue parabole si erano stabilizzati nelle parole Amore, Vecchiaia, Morte. «Di amore nella vecchiaia si parla ormai in tanti luoghi e occasioni diversi. Ci si scandalizza ancora oggi — ci aveva detto in un’intervista —, ma in verità la gente coltiva più che mai una gioventù eterna. L’amore non finisce più quando i figli sono grandi e allora i vecchi devono…sparire».

Due estati fa aveva accantonato il progetto di un romanzo ambientato nell’isola greca di Lesbo, teatro di tante vacanze nella realtà, con i due figli ancora piccoli. «Lesbo è diventata un campo profughi devastante — aveva confidato —: durante la mia ultima vacanza avevo raggiunto una spiaggia all’alba. Assistetti ai primi sbarchi. Questa storia dei migranti è troppo più grande e intensa di qualsiasi cosa che io avrei potuto scrivere. Dunque rinuncio».

Nell’ottobre 2017 era andato in scena il pezzo teatrale Das Haus der Mutter (La casa della madre), vero debutto di Joseph Zoderer come drammaturgo dopo un canovaccio steso ai tempi del liceo: «Lavorare a questo testo è stato per me come scrivere una lunghissima poesia».

1 giugno 2022 (modifica il 1 giugno 2022 | 21:33)

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