Silvio Berlusconi rieletto in Senato predica ottimismo: «Forza Italia sarà decisiva»

di Marco Galluzzo

L’obiettivo del Cavaliere di avere una «golden share» nella coalizione di centrodestra. La speranza di poter contare su una pattuglia di almeno 70 tra deputati e senatori

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Sui teleschermi della sala da pranzo di Arcore, poco dopo le 23, scorrono i primi numeri. Ci sono ancora troppe incertezze, ma uno dei dati che galvanizza lo staff di Silvio Berlusconi — che torna in Senato, in virtù della vittoria all’uninominale a Monza —è la piccola forchetta che separa Forza Italia dalla Lega : essere agganciati ai numeri del partito di Salvini, o almeno non troppo distanti, è già un successo.

Alle due di notte la prima reazione è confermata dalle proiezioni successive, diventa un auspicio basato su almeno tre dati. Il bottino proporzionale intorno all’8%, un dato che appare per acquisito. Quell’ampia forza del centrodestra che potrebbe portare in dote, secondo i conti dello staff di Berlusconi, sino a 30 posti su 42 collegi dove corrono gli azzurri. E infine, ultimo dato ma non meno importante, la debolezza della Lega.

«Siamo stati decisivi per la vittoria e lo saremo per governare, saremo garanti ma anche capaci di fare la differenza», è il cuore dei ragionamenti che si fanno ad Arcore, mentre nella notte arrivano i primi dati dello spoglio. Sino a qualche mese fa l’asticella era ancora piazzata intorno al dieci per cento. Obiettivo molto ambizioso, secondo gli uomini di Berlusconi ancora all’altezza del partito. Poi, con il passare delle settimane, si è capito che il numero magico, più o meno, era l’8 per cento, bisognava stare intorno a quella soglia.

Alla fine, negli ultimi giorni, è stato lo stesso Cavaliere a integrare lo schema interpretativo e a spiegare a tutti l’unico, reale, obiettivo. Il nuovo traguardo? «Avere una golden share» sulla coalizione di centrodestra, un potere di interdizione, soprattutto sulle relazioni internazionali, efficace e determinante. E dunque se c’è la soddisfazione per un consenso che tiene più del previsto, come sempre i numeri contano, certo, ma ancor di più contano i rapporti di forza con gli alleati, il contributo alla coalizione, i parlamentari effettivamente eletti e il peso specifico di ognuno di loro. Parafrasando un concetto della finanza, i futuri senatori e deputati di Forza Italia dovranno essere «pesati e non contati» per l’ex premier.

Con questa idea in testa, Berlusconi si è speso negli ultimi giorni della campagna elettorale. Con questo obiettivo si è divertito su TikTok , il social che lo ha visto esordire due mesi fa e guadagnare 600 mila follower in appena un mese, un record da abbinare ad un video che ha collezionato un milione di visualizzazioni. Una delle «scene» più gettonate della campagna elettorale, quella di lui che compiaciuto si rende conto di essere davvero riuscito ad uccidere una mosca che gli dava fastidio.

Di comizi ne ha fatti due soli, quello di chiusura al teatro Manzoni, a Milano, ultimo atto della campagna elettorale del suo partito, e quello finale della coalizione a piazza del Popolo, insieme a due alleati che in pubblico dice di considerare «come dei figli». Almeno anagraficamente, oltre che sul piano politico, non è facile dargli torto. Di collegi da conquistare gliene hanno dati, nell’uninominale, 42: ad Arcore dicono che una trentina sono a portata di mano, da sommare ad una quota proporzionale in grado di attribuirne al partito almeno 45 unità. Complice il taglio dei parlamentari Forza Italia si ritroverebbe fra Camera e Senato, e saranno i calcoli delle prossime ore a dirlo, con un drappello di almeno settanta fra deputati e senatori.

Ritorna, e si vedrà nel paragone con gli eletti della Lega, il concetto di «golden share». Ieri sera Berlusconi compulsava le tabelle che confluivano da tutte le regioni d’Italia e con il passare delle ore ogni cifra era passibile di confermare il concetto, l’unico che davvero conta nella testa del Cavaliere. Alla sua nona campagna elettorale nazionale, forse l’ultima, certamente quella in cui per la prima volta non è leader, Berlusconi dunque sogna ancora di poter dare le carte: o almeno un certo numero. Sia sulla rotta fra Roma e Bruxelles, dove si ritiene «garante» dell’europeismo della coalizione come della sua collocazione geopolitica, sia in casa, in politica interna, dove la sua compagine parlamentare potrà avere un potere di orientamento del resto del centrodestra.

È sceso in campo 28 anni fa, fra tre giorni compie 86 anni, al comizio finale a piazza del Popolo gli è toccato il ruolo dell’apripista, di lusso per carità, ma era abituato a ben altro ordine. Lui di solito i comizi li chiudeva, ora in pubblico è una sorta di antipasto, parla prima di Salvini e della Meloni. Eppure nonostante tutto, nonostante quello scivolone su Putin che «a Kiev voleva un governo di persone perbene», il Cavaliere e il suo partito sono ancora politicamente vivi e vegeti, capaci di inseguire e forse di agguantare una piccola «golden share» sull’intera coalizione.

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26 settembre 2022 (modifica il 26 settembre 2022 | 08:47)