9 febbraio 2021 - 09:20

Franco Marini e il valore del sindacalismo in politica

Da Bertinotti a D’Antoni: in passato i partiti pescavano dalle unions per avere dei leader

di Dario Di Vico

Franco Marini e il valore del sindacalismo in politica
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La scomparsa di Franco Marini ci spinge a riflettere sull’apporto che i dirigenti sindacali hanno saputo dare nel tempo alla democrazia. Marini come Fausto Bertinotti è arrivato a presiedere una delle assemblee parlamentari ma molte altre figure provenienti dalle unions hanno ricoperto ruoli di grande responsabilità e prestigio nei partiti e nelle istituzioni rappresentative. I nomi sono quelli di Sergio D’Antoni e Pierre Carniti per quanto riguarda la Cisl, Giorgio Benvenuto ed Enzo Mattina per la Uil, Ottaviano Del Turco, Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e lo stesso Bertinotti per la Cgil.

Senza dimenticare che al momento della tragica scomparsa di Enrico Berlinguer si parlò a lungo della possibilità che andasse Luciano Lama a guidare il Pci. Stiamo parlando evidentemente di una stagione politica molto diversa dalla attuale, i canali tra i partiti e le organizzazioni sindacali erano scorrevoli e l’affiliazione di ciascuna delle organizzazioni a una delle storiche famiglie politiche dell’Italia repubblicana era stretta. Insomma per rinnovare le liste o anche la prima fascia della dirigenza era quasi naturale che i partiti pensassero di pescare nel sindacato sapendo di trovare risorse testate per anni nella lotta interna alle organizzazioni e nel rapporto con le grandi masse. Capaci quindi di sapersi ritrovare a loro agio anche nel campo delle battaglie politiche, insidie e competizioni personali tutto compreso.

Ora questi canali non sono più scorrevoli come prima, il sindacato ha finito di produrre leadership autorevoli e l’insieme del sistema dei partiti è cambiato così in profondità che i legami con le organizzazioni dei lavoratori non è quasi più rivendicato come titolo di merito da nessuno di essi. Anche questo alla fine conta nell’incapacità del sistema politico di produrre nuove élite brave nell’ abbinare competenze e consenso, come purtroppo conta anche un appannamento della vita interna alle confederazioni incapaci di un vero rinnovamento al loro interno e di un’altrettanto vera contendibilità della leadership. Così se oggi mancano i nuovi Marini - e la politica ne avrebbe bisogno come il pane - è possibile che ci siano altri bacini ai quali attingere. E la riflessione aperta di recente da Giuliano Amato sulla possibilità di pescare una nuova dirigenza popolare dai ranghi del terzo settore e del volontariato va in questa direzione.

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