24 agosto 2019 - 23:12

M5S, la rivolta su blog e social fa tremare i vertici: voto su Rousseau in forse

L’incontro tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti ha accelerato il processo e sul web i commenti dei militanti contro l’intesa si sono moltiplicati

di Emanuele Buzzi

M5S, la rivolta su blog e social fa tremare i vertici: voto su Rousseau in forse
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«Vi prego, fermatevi». «Spero vivamente nella coerenza», «Non ce la posso fare». L’accordo con i dem lacera a dir poco la base Cinque Stelle. I profili social dei big del Movimento e il blog vivono di fatto una rivolta dei militanti che chiedono a gran voce uno stop alla trattativa con il Pd. L’incontro tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti ha accelerato il processo e sul web i commenti dei militanti contro l’intesa si sono moltiplicati. «Una polveriera di cui non possiamo non tener conto», assicura un importante esponente Cinque Stelle. E infatti il voto di ratifica della base su Rousseau, dato per certo dai vertici del Movimento fino a qualche ora prima dei summit con il Pd, inizia a essere messo in discussione. «Dobbiamo valutare tempi e modi», assicura un pentastellato. Come a dire: nulla è scontato.


La riunione

E probabilmente il malessere della base sarà al centro anche dell’ultimissima riunione tra i big del Movimento (da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista, da Roberto Fico a Paola Taverna e, forse, a Davide Casaleggio), in programma domani, prima delle consultazioni. Un summit che servirà per delineare una strategia e una linea comune in vista dell’incontro con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Intanto, i mal di pancia dalla Rete si fanno reali. Il partito interno dei dubbiosi si sta allargando. C’è chi lancia anche una stilettata: «Se non fossero in gioco molte poltrone sarebbe più consistente». Dopo le perplessità espresse da Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone per un nuovo accordo, ieri è stata la volta di Massimo Bugani.

Il fronte anti-dem

Il socio di Rousseau è intervenuto con un duro post su Facebook (prontamente condiviso da Paragone). «Il Pd vuole fare un governo per via della paura e non con il coraggio. Lo vuole fare per paura che Salvini governi da solo, lo vuole fare per paura di andare tutti a casa, lo vuole fare per paura di pentirsi di non averlo fatto», attacca Bugani, che poi analizza: «Nessuna di queste è per me una ragione in grado di garantire solidità ad un eventuale governo M5S-Pd». E conclude: «Noi del voto non dobbiamo avere paura e non avremo mai paura». Anche Stefano Buffagni è più o meno dello stesso avviso: «Andiamo al voto dopo che per colpa del Pd salta l’accordo perché rifiuta un candidato forte come Conte contro Salvini», commenta con la sua cerchia. Secondo il sottosegretario lombardo, «questo è il preludio della campagna elettorale di ottobre dove Conte sarà il candidato premier in contrapposizione a Salvini e noi punteremo sul voto utile». Uno scenario ipotizzato al suo entourage che si scontra con la visione dell’ala ortodossa, che spinge per un’intesa e che vorrebbe Roberto Fico a Palazzo Chigi. Le sortite di alcuni pentastellati hanno riaperto un botta e risposta interno. E c’è chi come Giuseppe Brescia, fichiano doc e presidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera replica: «I vari Bugani, Paragone potrebbero fare silenzio e rispettare il lavoro che sta facendo Di Maio in questa fase così delicata. Il mandato dell’assemblea è chiaro, rassegnatevi».

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