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Addio a Pierre Cardin, il couturier democratico

Si spegne a 98 anni lo stilista Pierre Cardin. Il maestro couturier tra i più importanti della seconda metà del Novecento, di origini italiane ma naturalizzato francese, è morto nella mattina del 29 dicembre per cause naturali nell’ospedale di Neuilly, vicino Parigi. L’annuncio della morte di Pierre Cardin è stato dato dalla famiglia all’agenzia Afp. Amava definirsi un “socialista della moda”: e fu un pionerista in questo senso, nonostante dedicò gran parte della sua vita alla Couture.

I primi passi nella Couture

Nato il 2 luglio del 1922 a San Biagio di Callalta, nella provincia di Treviso, da una famiglia di agricoltori, Pietro Costante (il suo nome di battesimo) si trasferisce ben presto in Francia. Il suo primo impiego nella moda, l’apprendista sarto a Saint-Étienne, dove impara a cucire. Dopo una breve esperienza da Manby a Vichy e e una volta trascorsa la Seconda Guerra Mondiale in cui presta servizio nelle fila della Croce Rossa, viene assunto dalla signora della moda, Elsa Schiaparelli, a Parigi. La svolta? Nel 1947, quando inizia a lavorare a capo della sartoria di Christian Dior, dopo che viene rifiutato da Cristobal Balenciaga. Gli albori della sua omonima casa di moda, nel 1950, in Rue Richepanse: Pierre Cardin inizia a farsi conoscere disegnando i costumi per il ballo in maschera organizzato a Venezia da Carlos de Beistegui, e collabora ben presto con Jean Cocteau. La sua prima collezione couture risale al 1953, un amore che non abbandonerà mai.

Lo stilista Pierre Cardin nel suo atelier negli anni Settanta.

Precursore della moda democratica

Pierre Cardin però, oltre che per le sue spettacolari creazioni d’alta moda, sarà ricordato anche per aver capito tra i primi l’importanza del prêt-à-porter e della moda democratica. È il primo couturier della storia a entrare sul mercato giapponese. E fa scandalo la sua collezione low cost siglata per i grandi magazzini francesi Printemps, tanto che la Chambre Syndacale de la Couture, l’organo ufficiale francese, lo caccia dalle sue fila – salvo poi riammetterlo. Negli anni ’60 crea una rete di prodotti in licenza (tra cui una linea creata ad hoc per Rinascente) e nel 1966 inizia a presentare autonomamente le sue collezioni all’Espace Cardin, dimettendosi volontariamente dalla Chambre. Anch’esso, un progetto avanguardista: inaugurato nel 1971, è uno dei primi grandi spazi gestiti dai designer. Sempre in quegli anni, crea i costumi che portano alla ribalta i Beatles e gli abiti che contribuiscono a creare il mito di Jacqueline Kennedy.

Lo stilista “futurista”

Gli abiti che preferisco sono quelli che invento per una vita che ancora non esiste: il mondo di domani” soleva dire. E infatti Pierre Cardin è stato un visionario, uno stilista con un occhio sempre proiettato verso il futuro. Un esempio su tutti, la collezione Cosmos del 1967, intrisa di geometrie, tessuti artificiali, capi che sembrano venuti dallo spazio, tuniche intagliate, tra cui il mitico abito Cosmo. Tra gli altri cult, il Bubble Dress del 1954. Che ricorda proprio la sua casa sulla costiera francese oggi monumento storico, la Bubble House, composta da una serie di “bolle” e costruita dall’architetto Antti Lovag. Un edificio che compra e arreda con una collezione di mobili firmata da lui stesso. E ancora, la linea Earth Moon del 1970. Proprio lu è tra i primi a capire l’importanza della sfilata come strumento di presentazione, con un mega show sulla Grande Muraglia cinese nel 1979 (replicato 40 anni dopo, nel 2018, per festeggiare la Maison).

Una delle creazioni di Pierre Cardin.

L’impero, oltre la moda

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA