De Niro, Al Pacino, e Joe Pesci trasformano «The Irishman» in una malinconica riflessione sulla fine di un mito

Nel film compare la coscienza della sconfitta ma questo lavoro di Martin Scorsese è uno straordinario affresco di una generazione intera - di Paolo Mereghetti /CorriereTV

«The Irishman», l’uomo irlandese: il nuovo film di Martin Scorsese con Robert De Niro (Frank Sheeran), Joe Pesci (Russ Bufalino) e Al Pacino (Jimmy Hoffa). La pellicola potrebbe assomigliare un po’ a «Quei bravi ragazzi», a quelle storie che Scorsese raccontava negli anni ‘70 e ‘80 ma la differenza è questa specie di «cupo spirito di morte» che incombe su tutti. Non c’è più il romanticismo esaltato dei personaggi, c’è piuttosto la coscienza della sconfitta. Tutta una serie di cose che trasformano il film in uno straordinario affresco di come una generazione ha finito per imboccare delle strade che l’hanno portata al punto in cui rimarrà sola. Scorsese è bravissimo a raccontare queste cose, saltando dagli anni cinquanta agli anni settanta, grazie anche ai trucchi dell’industria light magic che ringiovanisce i protagonisti. Ma il film ha soprattutto la sua forza in questa specie di rassegnazione, di malinconia, di senso della sconfitta e soprattutto della morte che incupisce.

© RIPRODUZIONE RISERVATA