Luca Barbareschi, due consiglieri Rai chiedono lo stop al suo programma su Rai 3: «Gravi le sue parole sulle donne»

diAntonella Baccaro

Lettera alla presidente Marinella Soldi contro la seconda edizione della trasmissione «In barba a tutto». La proposta:  «Il budget a un programma contro la violenza sulle donne»

Stop al programma di Luca Barbareschi su RaiTre. È la richiesta avanzata da due consiglieri di amministrazione dell’emittente pubblica, Francesca Bria (area Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti Rai), rivolta in una lettera alla presidente del cda Marinella Soldi

«Dai piani di produzione e trasmissione 2023 del genere Cultura - vi si legge - risulterebbe prevista la seconda serie della trasmissione "In Barba a tutto”. In un’intervista del maggio scorso, il conduttore Barbareschi ha dichiarato: "Le attrici che denunciano molestie cercano pubblicità” il riferimento era alle attrici di Amleta, l'associazione che contrasta la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo, il cosiddetto #MeToo italiano». 

A quelle dichiarazioni erano seguite proteste e dichiarazioni pubbliche da parte di autorevoli esponenti del cinema italiano, fanno notare i due consiglieri. Che proseguono: «Riteniamo oltremodo gravi le parole del Signor Barbareschi, e chiediamo che, alla luce delle policy di valorizzazione e tutela delle donne volute e sostenute con fermezza da questo cda, nonché per evitare danni di immagine e ulteriori polemiche per il servizio pubblico, sia valutato dagli attuali vertici la cancellazione del programma in oggetto». 

Non solo, Bria e Laganà suggeriscono provocatoriamente di utilizzare il budget previsto «ad un programma di approfondimento sul tema della violenza sulle donne, che va affrontato in maniera prioritaria nel nostro Paese». 

La lettera è stata rivolta alla presidente che, nello scorso consiglio di amministrazione, rivendicando l’applicazione di politiche aziendali sulla parità di genere, approvate dal precedente board, ha bocciato le nomine alle direzioni delle testate giornalistiche perché  riguardavano solo uomini

Ma la richiesta è destinata a buttare benzina sul fuoco delle polemiche che agitano la Rai dopo le ultime nomine, criticate dall’opposizione e bocciate dal Pd e da Laganà, oltre che dalla presidente. Nomine cui sono seguite le dimissioni di Lucia Annunziata dalla Rai, seconde a quelle di Fabio Fazio.

 Il programma di Barbareschi è già andato in onda in prima edizione nella primavera di due anni fa, in seconda serata, su RaiTre, in otto puntate. Una serie di interviste, intervallate da monologhi e tanta musica, con le quali l’attore si proponeva di raccontare «un mondo diverso in modo politicamente scorretto», queste le parole con cui la Rai lo aveva presentato. 

L’intervista di Barbareschi sul MeToo ha in sollevato molte polemiche e prodotto una protesta plateale a Roma, davanti al Teatro Eliseo, che l’artista ha guidato per alcuni anni. Ma Barbareschi ha tirato dritto confermato le parole dell’intervista. La parola ora passa a Marinella Soldi, che sta diventando dopo l’ultimo cda, il terminale delle proteste dell’opposizione.

La replica di Barbareschi

La replica di Barbareschi non si è fatta attendere: «Momenti comici in Rai. Io non ho nessun contratto e quindi quella che vediamo è censura preventiva sulla base di un mio legittimo pensiero, tra l'altro assolutamente rispettoso delle donne. Il mio programma televisivo è in palinsesto anche se non è stato ancora firmato il contratto. Se questo accadesse, dovrei fare causa ai consiglieri per il danno recato all'azienda, visto che la precedente edizione del programma ha avuto ottimi risultati».

E continua: «Qualcuno ha bisogno di pubblicità. Mentre Fabio Fazio e Lucia Annunziata fanno le vittime senza che nessuno li avesse cacciati, il primo è miliardario e la seconda forse avrà un futuro - spero per lei - nelle prossime europee del Pd, il sottoscritto - afferma Barbareschi - produce per la Rai The Palace di Polanski e The Penitent di Mamet, Black Out, la serie per Rai1, e La luce nella masseria per le celebrazioni dei 70 anni della Rai. Nei miei prodotti ci sono tante protagoniste femminili, italiane e non, e non persone che vogliono farsi pubblicità». 

Poi, rivolgendosi direttamente a una dei firmatari della lettera a Soldi, dice: «Stupisce l'attacco della dottoressa Bria. Le ricordo che se avessi militato nel Pd avrei avuto più onorificenze di lei. Quando lei andava ancora alle elementari io e Niky Grauso abbiamo fatto la vera rivoluzione laica digitale italiana con un tour in 40 capitali del mondo che anticipava America online di 3 anni. Poi con Glamm Interactive ho gestito dal sito del Vaticano a quello Mondadori, passando per Enel e già parlavamo di etica della rete quando lei era alle medie. Ora mi auguro che la dottoressa Bria non faccia parte della nuova Cancel Culture Woke etc.etc. perché se questo fa di lei una delle 50 donne più potenti del pianeta in campo digitale ho ragione di temere per i miei figli. Le auguro - continua - un futuro democratico in cui le scelte sessuali non siano pregiudizievoli nei confronti di chi è diverso nelle parole o nei fatti e che invece assieme si combatta la lotta alla pedofilia e si incarcerino quelli che la praticano. Io ci ho provato con la mia legge fatta col presidente Napolitano e con il trattato di Lanzarote. Ma molti resistono in luoghi di potere e malgrado gli interventi di Fbi e Scotland Yard e della eccellente polizia postale italiana non siamo riusciti a farli arrestare. Combattiamo insieme le vere vittime - conclude - e diffidiamo di chi abusa del nome della donna che nessuno più di me può venerare! Con stima». 

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27 maggio 2023 2023 ( modifica il 27 maggio 2023 2023 | 17:13)