25 giugno 2019 - 08:08

Katia Follesa ricoverata in ospedale: «Ora il mio cuore ha un motore da Formula 1»

L’attrice soffre di una malattia congenita e ha scelto di condividere uno scatto del suo ricovero: «Ogni tanto il mio cuore ha bisogno di coccole. Ma tra poco sarò in piedi»

Katia Follesa ricoverata in ospedale: «Ora il mio cuore ha un motore da Formula 1»
shadow

L’attrice e comica Katia Follesa ha dato un buongiorno diverso ai suoi fan di Instagram. La foto che ha scelto di postare non è dal suo letto ma da quello di un ospedale: lei è sempre sorridente ma ha degli elettrodi sul petto. Questo il commento alla foto: «La vera preoccupazione è il mio naso e che sono a digiuno da due giorniiiiiiii...... Grazie infinite al Gruppo Ospedaliero di San Donato un Presidio di ricerca eccellente che mi tiene a bada e che mi fa vivere al meglio la mia vita! Attraverso la ricerca ho imparato molte cose soprattutto a prendermi cura di me in particolare del mio cuore che ogni tanto richiede coccole! Grazie alla Dottoressa del mio cuore la Cardiologa Serenella Castelvecchio, al Dott. Leorenzo Menicanti il Cardiochirurgo piu affascinante della terra e al Professor Carlo Pappone, luminare dell’aritmologia che ha elaborato il mio cuore con un motore da Formula 1!!! Il tempo di mangiare qualcosa e mi rialzo! Onorata di rappresentare il Gruppo Ospedaliero di San Donato».

Katia Follesa e il compagno Angelo Pisani Katia Follesa e il compagno Angelo Pisani

Patologia congenita

L’attrice rappresenta da anni il gruppo ospedaliero e, tempo fa, aveva rivelato di soffrire di cardiomiopatia ipertrofica non ostruttiva congenita. Lo ha scoperto un pomeriggio del 2006, in cui improvvisamente le si è appannata la vista e non sentiva più il cuore: «Credevo di morire — ha raccontato —. La cosa buona che ho fatto, dopo aver pensato che stessi per morire, appunto, è stata andare subito, quel pomeriggio stesso, in ospedale. All’inizio mi avevano detto che non avevo niente. Anzi, la cardiologa era quasi un po’ scocciata. Ma ho deciso di approfondire e si è scoperto così che avevo questa patologia, la stessa di mio padre». Da lì, ha iniziato una terapia «che dovrò continuare a vita. Il messaggio che quando si tratta del cuore è bene non sottovalutare e fare sempre una visita all’anno, magari due. L’ospedale di San Donato è una garanzia. Quando si parla di queste patologie una diagnosi precoce è fondamentale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT