Giuseppe Nirta, morto il superboss della ‘ndrangheta: quella faida tra clan iniziata nel 1991 con uno scherzo di carnevale

di Carlo Macrì

L’uomo, 83 anni, era detenuto al 41 bis. La sua vita si è incrociata con la faida di San Luca e la strage di Duisburg: faceva parte della ‘ndrina Strangio. Era stato arrestato nel 2008. Una lunga scia di sangue

Giuseppe Nirta, morto il superboss della ‘ndrangheta: quella faida tra clan iniziata nel 1991 con uno scherzo di carnevale

SAN LUCA (REGGIO CALABRIA) Il nome di Giuseppe Nirta, 83 anni, ergastolano, al 41 bis, morto in ospedale, a Parma, era legato alla strage di Duisburg, in Germania, dove, a Ferragosto del 2007, furono assassinate sei persone. Tutte legate al clan Pelle (Gambazza)-Vottari (Frunzu), da anni in guerra proprio contro i Nirta (Versu)-Strangio (Janchi). Una faida infinita iniziata nel febbraio del 1991. Giuseppe Nirta era il padre di Giovanni Luca Nirta, marito di Maria Strangio, assassinata a San Luca, davanti casa, per errore, la sera di Natale del 2006. Un omicidio quello che, dopo anni di tranquillità, fece ripiombare San Luca in un clima di terrore. Non c’era giorno che non si contavano i morti per strada. E la risposta a quell’omicidio fu proprio la strage di Duisburg, davanti al ristorante italiano «Da Bruno». Il commando fu guidato da Giovanni Strangio, fratello di Maria.

Com’è iniziata la guerra

Tutto ebbe inizio a Carnevale del 1991. Cominciò per uno stupido scherzo, uno sgarbo commesso contro un giovane con handicap del luogo. L’offesa si cancellò con il piombo. Alla mezzanotte un commando di 4 persone fece fuoco contro una «Uno». Due degli occupanti furono uccisi. Si chiamavano Francesco Strangio e Domenico Nirta. Nello stesso agguato rimasero feriti Giovanni Luca Nirta e il fratello Sebastiano. Era l’inizio dello scontro che nei successivi due anni fece aumentare a sei il numero dei morti ammazzati. A maggio del 1993, infatti, la quiete del piccolo centro aspromontano fu nuovamente compromessa da quattro omicidi che ruppero l’equilibrio di una fragile tregua tra le famiglie Vottari-Pelle e Strangio-Nirta, cosche storiche a San Luca.

La scia di sangue

Nei successivi anni nelle strade del paese natale di Corrado Alvaro e sulle montagne circostanti, i morti caduti nel conflitto tra famiglie di ‘ndrangheta furono decine. Dopo anni di tranquillità apparente, si ritornò a sparare. E fu, appunto la sera di Natale del 2006. Un commando di killer agì in pieno centro sparando su un gruppetto di persone legate alla famiglia dei Nirta, uccidendo Maria Strangio, 33 anni, e ferendo alla gamba un bambino di cinque anni. Nell’agguato rimase ferito anche Francesco Nirta, che era il vero obiettivo dei killer. L’uomo era uscito di prigione il 22 dicembre grazie all’indulto, dopo aver scontato una condanna per traffico di droga. Poco prima lo stesso commando aveva ferito gravemente Francesco Colirisi, 23 anni, legato da vincoli di parentela con i Nirta.

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Gli agguati

L’agguato fu la risposta al tentativo di omicidio di Francesco Pelle «Pakistan» colpito alle spalle con un fucile di precisione, mentre teneva in braccio il figlioletto di pochi mese. L’uomo ridotto su una sedia a rotelle, qualche giorno dopo si vendicò con l’agguato di Natale. Al funerale di Maria Strangio, ancora un agguato. Un commando tentò di uccidere Giovanni Strangio parente della vittima. Il giovane che era armato, fu colpito ad una gamba e non riuscì ad estrarre la pistola per rispondere al fuoco. In quegli anni molti appartenenti alle famiglie in guerra preferirono darsi alla latitanza, per sfuggire agli agguati. Fece così anche Giuseppe Nirta, arrestato nel 2008 in un bunker realizzato all’interno di una casa di un parente.

Gli ultimi mesi

Agli inizi del 1982 Giuseppe Nirta all’epoca quarantenne, era nella lista dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia. Fu arrestato una prima volta in Lombardia, a Voghera, dove prestava servizio come bidello in un istituto scolastico. Il provvedimento cautelare scattò perché il boss era coinvolto nel sequestro dell’imprenditore lombardo Giuliano Ravizza, rapito nell’autunno del 1981 e rilasciato dopo un pagamento di 4 miliardi di lire. Giuseppe Nirta era un boss di grande spessore criminale. Negli ultimi mesi le sue condizioni di salute era peggiorate. Tanto che la scorsa settimana è stato necessario il suo ricovero in centro specializzato.

24 febbraio 2023 (modifica il 24 febbraio 2023 | 13:01)