12 agosto 2020 - 10:05

Cede il ghiacciaio: muore Konrad Steffen, scienziato svizzero pioniere degli studi climatici

Konrad Steffen, 68 anni, glaciologo di fama mondiale delle zone polari, è precipitato in un crepaccio non lontano dalla base che aveva creato nel 1990 in Groenlandia

di Paolo Virtuani

Cede il ghiacciaio: muore Konrad Steffen, scienziato svizzero pioniere degli studi climatici Konrad Steffen
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Era impegnato anche quest’anno in Groenlandia nello studio sul campo degli effetti dei cambiamenti climatici, forse per l’ultima volta a Swiss Camp, la stazione di ricerca che aveva fondato 30 anni fa sull’immensità bianca della calotta glaciale. Konrad «Koni» Steffen, 68 anni, glaciologo svizzero di fama mondiale che aveva preso anche la nazionalità statunitense, è morto cadendo in un crepaccio con il fondo pieno d’acqua sabato scorso a 100 metri dalla base. Steffen dal 2012 era il direttore dell’Istituto federale svizzero di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Wsl) e in precedenza dal 2005 aveva diretto il prestigioso Istituto cooperativo per la ricerca nelle scienze ambientali (Cires) dell’Università del Colorado a Boulder, ma era stato anche docente di architettura, ingegneria civile e ambientale al Politecnico federale di Losanna e professore all’Istituto atmosfera e clima del Politecnico di Zurigo.

Pioniere

Steffen era un pioniere nella ricerca sui cambiamenti climatici. Due anni fa con Nasa e Wsl aveva prodotto un documentario sui suoi lavori in Groenlandia in cui lanciava un allarme per il rapido scioglimento della più grande riserva di ghiaccio del mondo dopo l’Antartide. «Con Konrad perdiamo non solo il direttore del nostro istituto, ma anche uno scienziato dall’impegno profondo e soprattutto un uomo e un amico unico e generoso. Mancherà a tutti noi», ha scritto in una nota la direzione dell’istituto che dirigeva. Nel 1990 aveva creato Swiss Camp, poco più di un pugno di tende attrezzate, posizionato a 69° 34’ di latitudine Nord a circa 90 chilometri a Nord-est di Ilulissat, che aveva poi collegato in una rete di venti stazioni di misurazione. Swiss Camp era stato posto non a caso in quel punto sul margine occidentale della calotta, a 1.150 metri di altitudine sulla cosiddetta «linea di equilibrio» dove il livello della neve caduta in inverno è bilanciato da quello che si scioglie in estate. Il campo collassò nel 2012 per l’abbassamento del livello della calotta glaciale e dovette essere ricostruito sopra una piattaforma di legno per evitare successivi problemi.

Gli studi

Nei suoi studi sui ghiacciai groenlandesi aveva visto che, proseguendo con l’attuale tasso di scioglimento (la perdita di 360 chilometri cubi di ghiaccio all’anno, pari a sei volte tutto il ghiaccio presente sulle Alpi, come lui stesso aveva sottolineato), il livello dei mari entro la fine del secolo si alzerebbe di un metro, molto di più dei 60 centimetri ipotizzati come massimo dalle previsioni dell’Ipcc, l’organismo Onu sui cambiamenti climatici, per il quale nel 2013 era stato il principale autore delle osservazioni sulla criosfera nel quinto rapporto sui cambiamenti climatici. Ogni anno lo scioglimento della calotta della Groenlandia fa aumentare di 1 millimetro il livello globale dei mari.

Le ricerche

Il ricercatore svizzero — espertissimo delle regioni artiche nelle quali aveva già compiuto 45 spedizioni — stava svolgendo analisi con il figlio Simon che, dopo aver visto precipitare il padre nell’abisso di ghiaccio, forse per il cedimento dello strato di neve superficiale che impediva di scorgere il pericolo, ha cercato subito di avviare i soccorsi, che sono poi stati fermati dopo 48 ore di ricerche senza esito. Steffen è stato definito ufficialmente «disperso» ma non si ritiene possa essere ritrovato vivo, così come appare complesso il recupero del suo corpo. «Konrad era sempre sorridente e aveva una buona parola per tutti», lo ricorda Waleed Abdelati, l’attuale direttore del Cires che era stato un suo studente. «La sua scomparsa è una grande perdita per le scienze polari. L’unico conforto è sapere che si trovava là sui ghiacciai dove voleva stare e stava facendo quello che amava fare».

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