Qatargate, il capo degli investigatori sull'attendibilità di Panzeri: «Non crediamo a niente di quello che dice, ci sta prendendo in giro»

diGiuseppe Guastella

Se le accuse del pentito dovessero cadere, sarebbe a rischio l'intera inchiesta che ha fatto tremare il Parlamento europeo. Le parole di Giorgi: «Questi sono i metodi degli anni ‘90 in Italia con Mani Pulite, è un’intimidazione». I legali di Panzeri: «Indignati dalle parole dell'investigatore, ma non è in dubbio la parola del nostro cliente»

Qatargate, il capo degli investigatori sull'attendibilità di Panzeri: «Non crediamo a niente di quello che dice, ci sta prendendo in giro»

A sinistra Francesco Giorgi; in alto a destra sua moglie Eva Kaili, sotto Antonio Panzeri

«Non crediamo a niente di quello che dice. Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro, lo sappiamo. Ma esploderà tutto (…) lo so che ci sta mentendo»: le considerazioni del capo degli investigatori del Qatargate Ceferino Alvarez Rodriguez sull’attendibilità del pentito Antonio Panzeri, il pilastro principale su cui si fonda gran parte dell'inchiesta, sono una doccia scozzese per il suo ex assistente  Francesco Giorgi. Le ultime dichiarazioni di Panzeri risalgono a ben due mesi prima, ma nonostante le accuse pesanti del poliziotto, Giorgi, sua moglie Eva Kaili, gli eurodeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella sono ancora ai domiciliari. «Devi essere pazzo per avere fiducia nella giustizia oggi. Avrò fiducia nella giustizia il giorno in cui giudici e pubblici ministeri non saranno nominati politicamente», continua Alvarez Rodriguez, mentre Giorgi choccato lo registra di nascosto. In Belgio, i pm sono sottoposti al governo.

L’audio è stato depositato oggi agli atti dell’inchiesta di Bruxelles e ai parlamentari europei dal difensore di Giorgi, l’avvocato Pierre Monville, che in una lettera lo attribuisce all'ufficiale di pg. Il colloquio è solo l’ultima delle iniziative degli inquirenti belgi a sollevare pesanti sospetti su come sono state condotte le indagini e sul rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte. Se le dichiarazioni di Panzeri non trovassero riscontri, se non avesse detto il vero, potrebbe crollare l’intera inchiesta che ha incrinato l’immagine dell’assemblea parlamentare europea con i clamorosi arresti del 9 dicembre 2022, tra cui quello dell’allora vice presidente Kaili per una flagranza di reato che continua a sollevare molte perplessità.

A 14 mesi dalla deflagrazione, mentre il celebrato giudice istruttore Michel Claise ha prima lasciato l’inchiesta per un serio conflitto di interessi e poi la magistratura per andare in pensione e candidarsi senza alcun imbarazzo alle prossime elezioni federali e il pm Raphael Malagnini è stato trasferito, non sono ancora per niente chiare le basi su cui si fondano le accuse di una presunta associazione per delinquere finalizzata alla corruzione internazionale e al riciclaggio che sarebbe stata organizzata da Panzeri per tutelare gli interessi di Qatar e Marocco, ma che è ancora lontana dall’essere dimostrata.

Mentre Giorgi il 27 aprile veniva interrogato dagli inquirenti, la polizia perquisiva di nuovo la sua abitazione sequestrando gli appunti destinati alla difesa che stava preparando il suo avvocato Monville. Giorgi sospetta che, grazie alle microspie istallate nel suo appartamento, dove era ai domiciliari, gli agenti sapessero in anticipo e con esattezza cosa cercare.

Con un comportamento inusuale per un ufficiale di polizia giudiziaria, come viene descritto nei documenti depositati dall’avvocato Monville, alle ore 11 del 3 maggio il super poliziotto Alvarez Rodriguez si presenta da solo a casa di Giorgi per restituirgli un cellulare sequestrato. Giorgi è furente perché nelle annotazioni che ora sono nelle mani della magistratura ci sono le sue confidenze all’avvocato e la sua versione dei fatti per smentire punto per punto quella di Panzeri, che nei verbali è arrivato a tentare di scaricare tutto su di lui. Spiega che i 600 mila euro che furono trovati nella valigia sequestrata al padre di Eva Kaili sono soldi di Panzeri al quale dovevano essere restituiti, e che gli altri 150 mila che sono stati sequestrati in casa li aveva trattenuti in rimborso di un prestito che aveva fatto all’ex europarlamentare di Articolo uno. Racconta che la moglie non è stata mai corrotta, che ce ne sono le prove, e non c’entra con i traffici per Qatar, Marocco e Mauritania fatti all’ombra della ong «Fight impunity». Nessuna corruzione, è la sua tesi, perché i contanti erano il compenso per l’attività di lobbismo a favore dei tre Stati non dichiarata al fisco, come hanno scritto i servizi segreti belgi in una relazione e come ha confermato inizialmente lo stesso Panzeri, prima di accettare l’accordo di pentimento che gli ha garantito una condanna probabilmente inferiore a quello che avrebbe subito per evasione fiscale.

«Ora avete accesso alle mie note confidenziali che avevo preparato con il mio avvocato. Non è normale», protesta ricordando che fino ad allora era disposto a collaborare con gli inquirenti. «Ma sì, è normale, questo ci dimostra che hai accesso al fascicolo e che adatti i tuoi discorsi su ciò che è agli atti. Ma ci sono cose che non mettiamo agli atti», risponde Alvarez Rodriguez, facendogli intendere che i documenti che sono stati presi in casa non saranno messi a disposizioni degli altri indagati. Questo, però, non impedirà che vengano pubblicati da un quotidiano di Bruxelles.

Il capo della polizia giudiziaria Alvarez Rodriguez non crede agli indagati, sembra per principio. Per questo hanno fatto la perquisizione: «Non siamo stupidi. Quindi sappiamo che ci stai mentendo, sappiamo che ci sono cose che non ci dici. Allora abbiamo detto ok, vogliamo giocare, giochiamo. Abbiamo fatto la stessa cosa con Panzeri. Non pensare che, per il fatto che lui dica delle cose e che lo filmiamo, noi gli crediamo».

Sono molti i punti controversi delle dichiarazioni del pentito. Come quando, dopo averla coinvolta inizialmente con Tarabella, ha ridimensionato il ruolo della sua amica ed eurodeputata italo-belga Maria Arena quando i poliziotti gli hanno chiesto di fare altri nomi, e lui ha chiamato in causa Kaili e Cozzolino.

Ma ci sono altri punti poco chiari:  la moglie e la figlia  furono arrestate in Italia su elementi evanescenti e poi scarcerate quando Panzeri ha detto sì all’accordo di pentimento. Per non dire della sorprendente revoca a metà gennaio del mandato di arresto (mai eseguito) per il ministro del lavoro del Qatar Al Marri e per l’ambasciatore del Marocco Atmoun, mentre gli indagati erano in carcere (si dice in riconoscenza dell’aiuto dato dal Qatar per la scarcerazione di un belga accusato di spionaggio in Iran). Situazione curiosa: mentre i presunti corrotti languivano in cella, i corruttori erano liberi.

Il capo degli investigatori Alvarez Rodriguez sostiene che era possibile sequestrare legalmente i manoscritti perché non c’era scritto che erano per il difensore. «Sono davvero scioccato perché questi sono i metodi che avevamo negli anni ‘90 in Italia con Mani Pulite. Questa è un’intimidazione». «No, perché altrimenti il giudice non avrebbe emesso un mandato di perquisizione. E il giudice è il garante che le cose succedano sia a carico che a difesa», risponde Alvarez Rodriguez il quale, con Giorgi, dice di aver perso fiducia nella giustizia belga, si abbandona ad una lunga considerazione sorprendente per il suo ruolo di tutore proprio della giustizia: «Non devi avere fiducia nella giustizia (…) qualunque sia il Paese e qualunque sistema giudiziario esso sia, non c’è giustizia» e, dopo il riferimento all’«ultimo procuratore di Bruxelles», aggiunge che la giustizia è controllata con i fili dai politici. Non ho fiducia nella politica, non ho fiducia nell’Unione Europea e non ho fiducia nei funzionari europei».

Panzeri ha firmato con la Procura federale di Bruxelles il 17 gennaio 2023 un accordo in cui si impegnava a «rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e complete». Se quanto ha detto il «pentito», il secondo nella storia giudiziaria del Belgio, si dovesse rivelare falso, non solo cadrebbe l'accordo ma anche l'intera inchiesta potrebbe finire nel nulla.

In una nota, gli avvocati Marc Uyttendaele e Laurent Kennes spiegano di essere venuti a conoscenza di «una registrazione ampiamente riportata dai media in cui un investigatore, registrato a sua insaputa il 3 maggio 2023, fa commenti particolarmente odiosi» su Panzeri. «Questa registrazione è stata effettuata nove mesi fa e da allora nulla ha indotto le autorità giudiziarie a mettere in dubbio la parola» di Panzeri e quindi il suo status di pentito. I legali si dicono «indignati dalla parzialità di questo investigatore e dal contenuto delle sue dichiarazioni, che dimostrano una forte ostilità» non solo nei confronti del loro cliente, ma anche «delle autorità giudiziarie e politiche del Paese». Gli avvocati hanno interrogato il giudice istruttore e il procuratore federale sulle azioni che intendono intraprendere in risposta alla situazione.

«Pierantonio Panzeri, qualunque sia il costo in termini di linciaggio mediatico di cui è vittima, continuerà a rispettare il segreto istruttorio - aggiungono - e non risponderà a nessuna domanda dei media sul merito del caso».

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5 febbraio 2024 ( modifica il 6 febbraio 2024 | 18:11)