Nicola Materazzi è morto: era il padre della Ferrari F40, la macchina adorata da Enzo Ferrari.

di Daniele Sparisci

Aveva 83 anni. Lavorò anche in F1 ma tutti lo ricordano per aver messo la firma su alcune delle Ferrari più belle degli anni ‘80 e anche su un capolavoro come la Bugatti EB110

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Se ne è andato a 83 anni Nicola Materazzi. Una delle menti più geniali dell’automobilismo. Il suo nome è indissolubilmente legato alla Ferrari F40, la prima hypercar di Maranello, l’ultima Rossa nata sotto la supervisione di Enzo Ferrari. Un’opera d’arte che oggi va a ruba nel mercato dei collezionisti, una supercar estrema lanciata nel 1987 per festeggiare i 40 anni della fondazione del Cavallino. Una specie di F1 stradale. Fece innamorare anche Maradona e Pavarotti, Nick Mason, Roby Baggio. Della F40 Materazzi è considerato il padre, avendo progettato motore, cambio e altre parti meccaniche oltre alla carrozzeria, lavorando a stretto contato con Pininfarina e con i designer Leonardo Fioravanti e Aldo Brovarone. «Era la macchina che più di tutte rispecchiava la mentalità di Enzo Ferrari. Aveva un’idea quasi poetica del suo lavoro – ricordava Materazzi poco più di un anno fa in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno -. Era solito dire che il giorno in cui qualcuno entrerà con un assegno a Maranello e uscirà con la Ferrari, la Ferrari scomparirà. Bisogna sempre coltivare il sogno di possederne una».

Originario di Caselle in Pittari, provincia di Salerno, viveva a Sapri. Si era laureato in ingegneria meccanica alla Federico II di Napoli («Unico a fare questa scelta in una famiglia in cui tutti erano medici»), nel 1968 viene assunto dalla Fiat nel reparto corse della Lancia. Segue il progetto della mitica Stratos, regina dei rally, poi si trasferisce all’Abarth, accumula una grande esperienza nel campo dei motori turbo (novità dell’epoca) e saranno proprio queste competenze ad aprirgli le porte della Ferrari dopo un breve passaggio all’Osella.

La firma di Materazzi è su alcune delle Ferrari più belle degli anni ottanta, come la 288 GTO, macchina che ha segnato un’epoca, ma anche sulla Testarossa. Prima di dedicarsi al reparto stradali, l’ingegnere campano si era occupato di Formula 1. Erano gli anni di Villeneuve, dei primi turbocompressori da corsa, potenti ma ancora «immaturi» e poco affidabili. Dopo l’addio alla Ferrari, Materazzi passa alle moto, alla Cagiva, chiamato da Claudio Castiglioni dove torna alle corse nella classe 500. Se ne va anche da lì per prendere le redini tecniche della Bugatti e completare la EB110, un’altra supercar destinata a restare nella storia. Usciva dagli stabilimenti di Campogalliano, a due passi da Modena. Perché alla fine tutto torna lì, nella terra promessa dei motori.

24 agosto 2022 (modifica il 24 agosto 2022 | 15:42)

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