Francesca Barbieri-Fraintesa, il cancro e l’ultimo viaggio: «Accetto di veder cambiare il corpo»

di Michela Mantovan

Travel blogger da migliaia di follower, ha scoperto di avere un tumore al seno a 35 anni. Ha tentato di fare il giro del mondo parlando alle donne di prevenzione. «La mia magrezza scambiata per bellezza». Ora è sepolta accanto alla nonna

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Francesca Barbieri-Fraintesa

Non ci pensava, anche se l’aveva capito. Infatti non ha lasciato scritto niente su dove voleva essere seppellita e le parole con le quali ha abbandonato questo mondo nessuno le sa. Stava troppo male, alla fine. Una delle ultime cose che ha chiesto ad Andrea, suo fidanzato da 10 anni, è stato un tè freddo. Francesca Barbieri, morta di cancro poco dopo aver compiuto 38 anni, il 2 aprile di quest’anno, da allora dorme per sempre nella tomba di famiglia accanto a sua nonna Vincenza, in un piccolo paese in provincia di Modena. Da lì veniva, e lì è tornata. I suoi hanno scelto così perché era chiaro a tutti che questa nonna l’aveva amata moltissimo. Il resto, a parte il Destino, il Fato, il Caso, Dio, Buddha, il Karma, Allah o il Nulla, chiamiamolo come vogliamo, qualunque cosa l’abbia portata ad ammalarsi di cancro, Francesca l’ha raccontato senza nascondere rabbia e dolore.

Quel che rimane di lei, che tutti chiamavano Fra, sono un diario e una raccolta fondi lanciata due giorni dopo la sua morte che servirà a finanziare una borsa di studio della Fondazione Airc dedicata a giovani ricercatrici e ricercatori: finora sono stati raccolti 168 mila euro. Restano i suoi affetti, il compagno Andrea Riscassi, i due gattini adottati negli ultimi mesi della malattia, Yoda e Obi-Wan Kenobi, una casa piena di ricordi, foto e un video davvero originale. Ma ricominciamo dall’inizio, come lei avrebbe voluto, visto che il titolo del suo libro, che uscirà postumo il 21 settembre, è Vivi ogni giorno come se fosse il primo (Piemme). La foto di copertina ha un significato fondamentale: l’Australia era il posto che più ha amato, quello dove aveva vissuto, facendo la ranger, e dove avrebbe voluto abitare per sempre. Ed è anche una delle ultime tappe del suo viaggio intorno al mondo, deciso per dare un segnale a sé stessa dopo la diagnosi di tumore e anche alle altre donne: in due mesi Fraintesa, questo il nome che si era data, ha rilasciato interviste, dato consigli alla sua grande community che, nel frattempo, aveva informato della malattia. Pensava, Francesca, che a quel punto la sua missione fosse sopravvivere ma anche aiutare le altre a curarsi e a capire che una diagnosi precoce poteva fare la differenza tra il vivere e il morire, tutto qui.

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“Vivi ogni giorno come se fosse il primo” (Piemme)

Lacrime e noodles

Per lei, purtroppo, le cose sono andate in modo diverso. Trentacinque anni, vita sana, vegetariana da sempre, niente fumo, yoga, grande nuotatrice. Ha cercato di fare del suo meglio, eppure nell’autunno di 3 anni fa la sua esistenza è inciampata in una trappola pericolosissima: un tumore al seno sinistro, un Triplo negativo. Un mostro. Due operazioni, l’esito, pessimo, della biopsia e la scelta di andare avanti, di non rinunciare fino all’ultimo ai suoi desideri. «La vita va presa a morsi, fatelo», scrive. Le terapie, durissime, non la fermano: dopo la quinta chemio, va ad Abu Dhabi. L’Oud è il profumo arabo per eccellenza. Nasce in uno strano modo, dalla resina prodotta dal legno di Agar. Quando questo accade, vuol dire che l’albero è malato e sta morendo, la resina è il suo modo di curarsi. La natura ama questo tipo di trucchi crudeli e obbedisce al fatto che il ciclo deve andare avanti. Scrive Francesca: «Per me rappresenta soprattutto l’idea magnifica che nella malattia, fra il dolore e la paura, ci sia posto anche per la creazione di qualcosa di pregiato». Il viaggio intorno al mondo comincia l’8 ottobre 2019, esattamente un anno dopo il trauma della diagnosi. Hong Kong per Francesca è una specie di paradiso in terra: «Mi sento parte del mondo».

Le 5 fasi dei malati terminali

L’energia della gente, i grattacieli, la natura, i noodles piccanti. E il grande Buddha di Tian Tan, nell’isola di Lantau. Un gigante alto più di 30 metri, per arrivarci bisogna fare 268 gradini. Francesca è stanca, le viene da piangere e lo fa anche se basta qualche attimo per riflettere sul fatto che è riuscita ad arrivare fino a lì e che, mai come questa volta, è così importante. Annota: «Mi sento fortunata e felice». Elisabeth Kübler Ross è stata una psichiatra svizzera che ha trascorso la sua vita ad accompagnare alla morte i bambini malati terminali. Ne è uscito uno studio straordinario e tremendo, nel quale ha identificato le 5 fasi che quasi tutti attraversano nel cammino verso la fine. Sono: il rifiuto/negazione, la rabbia, il patteggiamento/contrattazione con la malattia, la depressione e l’accettazione. Non è detto che l’ordine sia questo, né che avvengano tutti i passaggi e di sicuro, in ogni caso, ciascuno ha i suoi tempi e quindi è possibile che la rabbia duri poco, che l’accettazione di più. Nel diario di viaggio di Francesca c’è tutto questo e a volte gli stati d’animo si sovrappongono e cambiano rapidi. L’equilibrio è molto instabile e lei ne è sempre consapevole, mai vittima. È strano come le nostre esistenze in situazioni estreme sembrino seguire un copione, come se i nostri passi affondassero fatalmente nelle orme di tanti che ci hanno preceduto.

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Francesca Barbieri mentre fa snorkeling in uno dei suoi tanti viaggi

Bella, Magra, Malata

Prima di rivelare la malattia ai suoi follower Francesca riceve un sacco di complimenti sul fatto che è bella e, soprattutto, davvero magra. In forma come non lo era mai stata. Il suo bagaglio, sempre molto essenziale, intanto è cambiato: insieme ai vestiti ci sono le medicine e i cosmetici per nascondere il colorito giallognolo, una protesi capillare («e mi dicevano: ma che bei capelli...») e ovviamente le ciglia finte, visto che le sue non ci sono più. Le foto per una travel blogger sono fondamentali, quindi usa filtri e scarica app capaci di nascondere la verità. «Per non far vedere quanto ero dimagrita indossavo due paia di maglioni e due paia di leggings....». Francesca prova amarezza e senso di ribellione all’idea che la magrezza estrema («ero uno scheletro») sia scambiata per bellezza, che il mondo voglia questo da noi, in un diabolico incrocio tra ciò che appare e ciò che è. Una beffa, alla fine: «La mia mancanza di salute è stata scambiata per un traguardo estetico».

Un corpo da amare

Su Youtube potete vedere un video sulla «teoria delle patatine fritte (e del pasticciotto)», nata dopo aver osservato al ristorante una coppia di ragazzi (magrissimi) negarsi appunto un piatto di patatine fritte: «Vorrei tornare indietro di due anni, darmi due schiaffi e dirmi “sei bellissima”. Allora pesavo 10 chili in più, e non mi accettavo. Sono stata una cretina, non fate come me». Primi Anni 90, Oriana Fallaci, mito del giornalismo, stava curando l’edizione in inglese del suo libro Inshallah, memorie dalla guerra del Golfo, quando scopre di avere un tumore: «Sento che ho una creatura, un animale dentro. Ed è una cosa intelligente, che conosce i miei pensieri.... Maledetto bastardo». Una delle sensazioni peggiori, forse anche più del dolore delle terapie, è sentirsi prigionieri del proprio corpo. Che è diventato un traditore, si è ribellato, ora davvero vive di vita propria, ha combattuto e vinto la battaglia contro il cervello e il cuore. Come se qualcuno avesse innescato un meccanismo di autodistruzione e si potesse sentire il rumore dei secondi, dei minuti e delle ore che scorrono da qui alla fine.

Non chiamatela «guerriera»

Christopher Hitchens era un giornalista, scrittore, grande oratore. Sferzante, cinico, forse un po’ crudele, grande bevitore e fumatore, uomo estremo e godereccio. Fece a pezzi miti e personaggi del nostro tempo, e non cambiò stile quando si trattò di fare a pezzi sé stesso, raccontando la malattia. Mortality è una raccolta di 7 articoli scritti per Vanity Fair dopo la scoperta del cancro. «Mi sono svegliato come se fossi incatenato al mio stesso cadavere... Piccolo tumore volgare». Aveva 62 anni, anche il suo è un libro postumo. Francesca sceglie parole diverse, figlie di una nuova dimensione, sempre più profonda. L’ultima fase del viaggio è cominciata: «Ho sempre chiesto al mio corpo di assecondarmi. Adesso è arrivato il momento di fare il contrario... Non mi ha tradita, me ne rendo conto a poco a poco. Ha semplicemente bisogno di me, tanto quanto io ho sempre avuto bisogno di lui... Accetto di vederlo cambiare. È doloroso e frustrante e ci sono momenti in cui mi sembra disumano, ma imparo ad accettarlo».

Non chiamatela «guerriera», a lei non piaceva anche se questa parola viene appiccicata spesso ai malati di tumore. A qualcuno va bene, ad altri la metafora bellica non piace. Fino all’ultimo Fra si è tenuta le cose che amava e che la ricambiavano, cercando la pace, non certo una guerra. Leggete questo bellissimo libro, magari davanti a un piatto di patatine fritte, ascoltando Save your tears for another day di The Weeknd, guardate un film con i Minions e, se potete, accarezzate un animaletto. L’ultima foto che Francesca ha scattato, ma ha scelto di non postare, è stata quella della sua ombra, proiettata sulla spiaggia: «Ero diventata leggera, il respiro era meno affannato, non facevo più fatica, e ho immaginato che Andrea mi avesse presa in braccio. O forse è stata la vita... che ora doveva portarmi via con sé».

20 settembre 2021 (modifica il 20 febbraio 2022 | 09:08)