19 marzo 2019 - 07:37

La nave Mare Jonio soccorre 49 migranti: sequestrata appena entrata nel porto di Lampedusa. In serata convocato dalla finanza il comandante

La Procura della Repubblica di Agrigento aveva aperto un fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

di Fiorenza Sarzanini e Redazione Online

La nave Mare Jonio soccorre 49 migranti: sequestrata appena entrata nel porto di Lampedusa. In serata convocato dalla finanza il comandante
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ROMA — La nave Mare Jonio della Ong di Luca Casarini — con a bordo 49 persone —è stata sequestrata appena entrata nel porto di Lampedusa, ma «l'ordine dato alla polizia è di fare sbarcare i migranti dalla Mare Jonio» come ha spiegato all'Ansa la portavoce di Mediterranea Alessandra Sciurba. Il ministro nell’Interno Matteo Salvini ha commentato il sequestro con un tweet: «Ora in Italia c'è un governo che difende i confini e fa rispettare le leggi, soprattutto ai trafficanti di uomini». Nella notte il comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone, è stato convocato d’urgenza dalla Guardia di finanza di Lampedusa. Marrone si è recato in caserma accompagnato dall’armatore Beppe Caccia e dal deputato di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto e secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa avrebbe ricevuto la notizia del sequestro dell’imbarcazione ma al momento non ci sarebbero ancora indagati.

Il sequestro

Il sequestro era stato anticipato dal vicepremier Luigi Di Maio a Pomeriggio 5: «Spero che si possa eseguire un sequestro perché questa nave ha disobbedito alla Guardia costiera libica e ha messo a rischio la vita di 49 persone attraversando il mare fino a Lampedusa. Se le navi delle Ong non rispettano le regole bisogna fermarle perché mettono anche a rischio la vita dei migranti». La Procura della Repubblica di Agrigento aveva aperto un fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il braccio di ferro per lo sbarco

Anche Salvini, che aveva negato l’ingresso nelle acque territoriali, aveva dichiarato: «Nessun pericolo di affondamento né rischio di vita per le persone a bordo (come documentato da foto) — ha dichiarato il vicepremier — nessun mare in tempesta. Ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire, scelta di navigare verso l’Italia e non Libia o Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi c’è a bordo, ma soprattutto disobbedienza (per ben due volte) alla richiesta di non entrare nelle acque italiane della Guardia di Finanza. Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato. Conto che questo accada . «Ma il porto è aperto, non ci sono cannoni puntati, non capisco perché non sbarcano», aveva invece dichiarato il sindaco dell’isola Totò Martello. «La nave è italiana e il nostro porto è aperto e pronto ad accoglierla. I migranti salvati in mare vanno fatti sbarcare, curati e rifocillati».

I 12 minori

La sfida giunge alla vigilia del voto in Parlamento sul caso Diciotti. La nave della Ong italiana Mediterranea Saving Humans , partita tre giorni fa da Palermo, ha soccorso 49 persone, tra cui 12 minori, al largo della Libia. Ieri aveva chiesto il permesso di approdare a Lampedusa, ma aveva ricevuto il no del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva anche varato le nuove regole in materia di sbarchi. La sfida dunque ricomincia e l’esito non è affatto scontato, anche tenendo conto che l’imbarcazione batte bandiera italiana, quindi il governo di Roma non potrà chiedere alcun aiuto all’Europa né intimare all’organizzazione di sbarcare nel Paese di provenienza come aveva fatto quando la nave batteva bandiera olandese o spagnola.

Di Maio: «Non sarà un nuovo caso Diciotti»

«Possono essere curati, nutriti, vestiti, nutriti. Gli possiamo dare ogni genere di conforto ma in Italia con il mio permesso non mettono piede», ha replicato Salvini. Non scenderanno? «O interviene l’autorità giudiziaria o il ministero dell’Interno non indicherà nessun porto. È una nave dei centri sociali». Alla dura posizione del vicepremier leghista fa eco Luigi Di Maio: «Stiamo verificando le condizioni delle persone a bordo, perché i salvataggi e le vite umane sono la nostra priorità. Questa Ong da quello che sembra, ancora una volta, non ha rispettato le regole. La novità è che batte bandiera italiana e questo può essere un modo per far rispettare meglio le regole», assicurando che «non sarà un nuovo caso Diciotti». A Pomeriggio 5 ha ribadito che «se navi come quelle delle Ong non rispettano le regole, bisogna fermarle. Penso si debba vedere una soluzione nelle prossime ore: bisogna tutelare le vite umane, ma anche rispettare le regole. Quella di Salvini «è una strategia della tensione, che crea un caso per 50 persone», replica invece Paolo Gentiloni, presidente del Pd su Radio Capital. E aggiunge: «Grazie al mio governo gli sbarchi si sono ridotti, ma non abbiamo mai chiuso i porti, neanche quando arrivavano migliaia di persone».

Il salvataggio

Alle 18 di ieri era partito un tweet dalla Mediterranea: «La Mare Jonio ha incrociato un gommone in avaria che stava affondando con una cinquantina di persone. Li stiamo già soccorrendo. La cosiddetta Guardia Costiera libica, arrivata in un secondo momento, si sta dirigendo verso di noi». Alle 18.40 il Viminale manda una nota per annunciare «una direttiva per evitare azioni premeditate per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani». In quel momento la nave ha già chiesto il Pos (Place of safety) per l’ approdo. Passa ancora mezz’ora e Mediterranea comunica che Mare Jonio «si sta dirigendo verso Lampedusa, ovvero verso il porto sicuro più vicino rispetto alla zona in cui è stato effettuato il soccorso». Mare Jonio si è diretta «verso la posizione segnalata e, informata la centrale operativa della Guardia Costiera italiana, ha effettuato il soccorso ottemperando alle prescrizioni del diritto internazionale dei diritti umani e del mare, e del codice della navigazione italiano».

Tunisia e Malta

Al Viminale decidono di rispondere rendendo subito operative le nuove regole. Tanto che la direttiva viene firmata e protocollata a tarda sera, e diramata alle 22. La premessa riguarda le navi che «nonostante effettuino il soccorso in acque non di responsabilità italiane e l’evento non sia coordinato dalle autorità italiane, abbia richiesto un Pos a quest’ ultime» e per questo si sottolinea come «le coste italiane non risultino essere gli unici, possibili luoghi di approdo in caso di eventi di soccorso, considerato che sia i porti libici, tunisini e maltesi possono offrire adeguata assistenza logistica e sanitaria, essendo peraltro più vicini in termini di miglia marine, laddove la sicurezza della navigazione imporrebbe — in linea di principio — la ricerca di un luogo di sbarco prossimo alle coordinate marine d’intervento». L’avvertimento è chiaro: «Le condotte di soccorso e navigazione come descritte costituiscono una manifestazione concreta di un modus operandi di una attività di soccorso svolta con modalità improprie, in violazione della normativa internazionale sul diritto del mare e, quindi, pregiudizievole per il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero», dunque «il passaggio della nave soccorritrice nelle acque territoriali italiane è lesivo del buon ordine e la sicurezza dello Stato italiano, in quanto finalizzato a introdurre migranti irregolari, privi altresì di documenti di identità e provenienti in parte da Paesi stranieri a rischio terrorismo».

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