30 maggio 2019 - 08:01

Migranti, soccorso gommone con 100 persone. La Ong: «Grati alla Marina, ma doveva intervenire prima»

L’allerta lanciata da diverse associazioni: «A bordo è morta una bimba». Ma dopo il soccorso, la Marina precisa: «Nessuna vittima a bordo». E Saving Humans corregge il tiro:«Si rischiava l’ennesima strage». Trenta: «Le nostre navi non si tirano indietro»

di Alessandro Fulloni e Annalisa Grandi

Migranti, soccorso gommone con 100 persone. La Ong: «Grati alla Marina, ma doveva intervenire prima»
shadow

Una «cronaca» in diretta che finisce passate le tredici, quando al termine del soccorso al gommone in difficoltà — con 100 migranti a bordo — nel canale di Sicilia la Ong Saving Humans twitta queste parole: «Apprendiamo con gioia che non ci sarebbe nessuna vittima a seguito della situazione di pericolo che da ieri era segnalata e che rischiava di diventare l’ennesima strage. Siamo grati all’equipaggio e al comandante della nave della Marina militare P490 Cigala Fulgosi per aver operato il soccorso». Dopo il ringraziamento però arriva il rilancio delle accuse, sia pure «smorzate» rispetto a poche ore prima. «Non comprendiamo - aggiunge la Ong in un altro tweet - perché si sia aspettato tanto, mettendo in grave pericolo queste persone. Chiediamo ora che vengano sbarcate in un porto sicuro, e protette. Vengono dall’inferno libico, hanno già patito abbastanza». Parole che arrivano ibn conclusione di una mattinata che ha visto una polemica rovente attorno agli orari del soccorso condotto dal pattugliatore Cigala Fulgosi. Saving Humans — forte anche di alcuni tweet di «Alarm Phone», il «centralino» di emergenza delle Ongsosteneva che sul gommone fosse morta una bimba di cinque anni. Ma la Marina, terminato l’intervento, è stata netta. «Non risulta alcuna persona deceduta a bordo» sono le parole tranchant di un comunicato ufficiale al termine dell’operazione in acque internazionali, a circa 90 miglia a Sud di Lampedusa, che ha portato al salvataggio di 100 persone, tra cui 17 donne e 23 minori, salite sulla nave Cigala Fulgosi. Nel pomeriggio il Viminale ha indicato Genova come porto di approdo dei naufraghi.

Questi i fatti. Erano circa le 9 di giovedì mattina quando la Cigala Fulgosi è intervenuta in soccorso dei migranti. L’intervento è stato deciso perché le condizioni meteo erano in peggioramento; l’imbarcazione inoltre si trovava senza motore ed era in precarie condizioni di galleggiamento. A bordo soltanto «una decina di persone — è ancora il comunicato della Marina — era provvista di salvagente individuale«.

«Alarm Phone» — che da mercoledì pomeriggio aveva segnalato l’emergenza — ha parlato di una bambina che sarebbe morta. «Sappiamo chi poteva salvarla e non l’ha fatto» è stato il durissimo tweet di Saving Humans. Alla Ong però ha ribattuto il ministro dell’Interno Salvini: si tratta di«accuse infondate e diffamatorie contro i nostri uomini e donne della Marina» che «hanno soccorso chiunque fosse a rischio».

«Le persone sono in grave pericolo — aveva scritto nella mattinata di giovedì su Twitter Alarm Phone, che era in contatto con i migranti a bordo — e sono ancora abbandonate in mare. Non c’è alcun soccorso in vista anche se da bordo vedono un elicottero. Alle 23,47 ci hanno detto che un lato del gommone si è sgonfiato e sta entrando acqua. Non hanno più carburante e sono alla deriva». Ma poi, come detto, la nave della Marina ha prestato il soccorso.

Tra mercoledì notte e giovedì mattina le Ong avevano ripetuto: «Le persone a bordo sono in grave pericolo - si leggeva sul Twitter di Alarm Phone - ci sono 15 bambini, il più piccolo di nove mesi. Temono possono morire di ipotermia». «Chi è a bordo ci ha contattato di nuovo - si leggeva ancora in un tweet delle prime ore del mattino - Vedono un elicottero volare intorno a loro ma non vedono alcuna imbarcazione. Ci chiedono se siamo a conoscenza di una possibile operazione di soccorso in arrivo, ma anche noi non sappiamo nulla». E ancora, sempre Alarm Phone: «I #migranti riferiscono che una bambina di 5 anni è morta a bordo. Alle 8.25h ci hanno detto che l’elicottero era ancora lì e di poter stabilire che la nave è un’imbarcazione militare. Siamo quasi certi che sia la P490 dell’@ItalianNavy. Deve prestare soccorso immediato!».

A proposito della morte della bimba, la Ong Mediterranea Saving Humans twittato a metà mattinata: «A 24h da prima segnalazione, dopo appelli della società civile, @ItalianNavy sembra operare soccorso. La nave P490 Cigala Fulgosi è sempre stata a poca distanza, ma ha aspettato. Se confermata morte di bimba di 5 anni tra naufraghi, sappiamo chi poteva salvarla e non l’ha fatto». Ma infine, appunto, è arrivato il comunicato della Marina per la quale a bordo non ci sono vittime.

«Non permetto a nessuno di dire che la nostra Marina Militare abbia ignorato il soccorso di persone in pericolo di vita. A nessuno, sia molto chiaro! E lo dico perché oggi qualche quotidiano e una Ong hanno alluso a questo, lasciando intendere che una nave militare italiana non sia intervenuta per salvare un barcone di migranti diretto verso le coste italiane».Lo ha scritto su Facebook il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. «È - ha aggiunto - del tutto falso e strumentale! Quando è arrivato l’allarme ai nostri uomini, la nave italiana si trovava a 80 chilometri di distanza, praticamente 2 ore di navigazione dal barcone, localizzato invece in acque di responsabilità libica. Si è deciso di inviare dunque, immediatamente, un elicottero, perché quando c’è da salvare vite umane i nostri non si sono mai tirati indietro. Anzi».

La Guardia costiera libica aveva tentato di salvare il gommone alla deriva ma una sua motovedetta ha avuto un guasto e ha dovuto delegare il compito alla Marina italiana. Lo ha riferito il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem. «Avevamo ricevuto richieste di soccorso ieri mattina», ha detto Ghasem all’Ansa. «Una motovedetta della Guardia costiera libica è uscita immediatamente per salvare i migranti ma è andata in panne prima di raggiungerli e abbiamo informato la parte italiana della situazione affinché agisse», ha aggiunto il portavoce della Marina, da cui in Libia dipende la Guardia costiera. «Ci coordiniamo con la controparte italiana e abbiamo seguito con loro le operazioni di soccorso che hanno avuto luogo stamattina», ha detto ancora Ghasem al telefono. «La parte italiana è al corrente del guasto che ha avuto la nostra motovedetta», ha detto l’ammiraglio sottolineando che «ci sono accordi con gli italiani» per la «riparazione delle motovedette» libiche, «che sono vecchie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT