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È morto Philippe Daverio, ultimo divulgatore dell'arte in televisione

Il docente e saggista, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, aveva 70 anni. Per 10 anni ha scritto e condotto "Passepartout" su Rai3
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MILANO  - È morto all'istituto dei Tumori di Milano lo storico dell'arte Philippe Daverio. Aveva 70 anni. Con lui scompare l’ultimo divulgatore dell’arte in televisione e non solo. Quello che faceva storcere il naso ai critici duri e puri, a chi gli rimproverava il difetto di non essere un accademico tout court. Anzi, ammetteva con disinvoltura di non essere nemmeno laureato.

Eppure un programma come Passepartout, nato su Rai 3 quasi vent’anni fa riusciva incredibilmente a raccogliere attorno a una tavola ospiti in grado di confrontarsi su un percorso storico-artistico definito in ogni puntata, tra un vino e una portata. Nel mezzo, Daverio raccontava da Cicerone un’Italia delle meraviglie non scontata, mai banale.

Percorreva vie desuete e non solo, lasciava che si spalancassero alle telecamere le porte di chiese montane e affeschi bizantini. Tra una zoomata e l'altra sui particolari dei capolavori, la macchina da presa lo mostrava poi seduto dietro una scrivania con l'immancabile papillon, le espressioni da antologia e le pagine cancellate dall'artista Anna Rosa Gavazzi sullo sfondo.

Ammiccava allo spettatore, riuscendo persino a fargli apprezzare il più sperduto dipinto della storia dell'arte. Gli ascolti, in fasce orarie fuori da ogni gara di share, lo ripagavano: superava spesso e volentieri il milione di spettatori.

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Daverio non aveva il piglio di Federico Zeri, né la sua aria da fuoriclasse profeta delle arti. Il suo commento era da amico colto, più che da storico dell’arte. Da amatore, più che da esperto.

Un tono che si ritrovava uguale nelle sue pubblicazioni uscite per lo più da Rizzoli. Come "Grand Tour per l'Italia a piccoli passi" di due anni fa, dove ripeteva un format personalissimo: percorrere il Paese a suo modo con la sua scala di preferenze e priorità. D'altronde il suo amore per l'arte era nato a 10 anni, visitando la Villa Imperiale di Pesaro, non la Reggia di Versailles. La sua "formazione" riversata poi nei programmi tv e nei libri è "local", sul campo, fuori dalle accademie.

Considerava l'Italia un enorme tesoro en plein air mai abbastanza conosciuto. I suoi titoli sono guide alla vecchia maniera, quando i viaggiatori di una volta riversavano gli appunti di viaggio sulla carta. C'era una volta la divulgazione.