Un virus congelato per 48.500 anni nel permafrost è tornato in vita

di Cristina Marrone

L’incremento delle temperature potrebbe causare il «risveglio» di patogeni antichi di decine di migliaia di anni. Sette «virus giganti» hanno conservato la loro capacità infettiva e si sono replicati in laboratorio

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Gli scienziati hanno scoperto sette tipi di virus rimasti congelati e sepolti per migliaia di anni nel permafrost siberiano e li hanno riportati in vita in laboratorio, dove si sono replicati. Nonostante possa sembrare molto rischioso, secondo il team di ricercatori questo genere di indagine è fondamentale nell’ottica del cambiamento climatico, tenendo conto che i ghiacci si stanno sciogliendo sempre di più rapidamente e gli organismi custoditi, magari evoluti in microsistemi ormai estinti, potrebbero comportarsi in modo imprevedibile e rappresentare una minaccia per la salute pubblica, avendo c onservato la loro capacità infettiva. L’incremento delle temperature potrebbe infatti causare il risveglio di virus patogeni antichi. Per questo occorre essere preparati.

Il virus di quasi 50 mila anni in fondo al lago

I virus più «giovani» sono stati congelati per 27 mila anni, il più «anziano» per 48.500 anni, il che lo rende il virus più antico mai riportato in vita finora. «48.500 anni sono un record mondiale per un virus» dice Jean-Michel Claverie dell’Università di Aix-Marseille in Francia, che con il sui team in passato aveva già riportato in vita altri due virus di 30 mila anni fa provenienti da resti di mammut congelati nel permafrost. Il virus di 48.500 anni proviene dal permafrost a 16 metri sotto il fondo di un lago a Yukechi Alas, in Yakutia, in Russia. È un tipo di pandoravirus – un virus gigante che infetta organismi unicellulari noti come amebe, come è stato sperimentato in laboratorio (ma questo tipo di virus non può infettare piante o animali). «Se gli antichi virus giganti rimangono infettivi dopo essere stati congelati per così tanto tempo, anche altri tipi di virus di mammiferi lo faranno» sostiene Claverie.

Contaminazioni

Mentre 48.500 anni possono essere un record per un virus, diversi gruppi di scienziati affermano di aver rianimato batteri intrappolati in sedimenti, ghiaccio o cristalli di sale che hanno fino a 250 milioni di anni. Tuttavia, non è chiaro se gli organismi siano effettivamente così antichi o siano stati contaminati da campioni più giovani. I nove virus riportati in vita dal team di Claverie sono distinti da quelli già noti, per questo sembra improbabile che derivino dalla contaminazione dei campioni da parte di entità moderne. Il team ha scartato molti altri virus rianimati perché i loro genomi erano troppo simili a virus già noti. «Potrebbe essere possibile “resuscitare” virus che hanno molto più di 48.500 anni - dice Claverie - perché il permafrost più profondo ha fino un milione di anni. Tuttavia è difficile stabilire l’età per permafrost antico perché la datazione standard con il radiocarbonio non funziona oltre i 50 mila anni».

Perché studiare virus scomparsi

«Come sfortunatamente documentato dalle recenti pandemie, ogni nuovo virus richiede quasi sempre una risposta medica precisa, sotto forma di antivirale o vaccino. È perciò legittimo riflettere sul rischio di antiche particelle virali che rimangono ancora infettive e che potrebbero tornare in circolazione a causa dello scioglimento del permafrost» commenta l’autore dello studio. «Mentre c’erano poche persone nell’Artico ad essere esposte a tali minacce di infezione - aggiunge Claverie - sempre più persone si stanno spostando in queste aree per estrarre risorse come oro e diamanti. E il primo passo nell’estrazione mineraria è quello di rimuovere gli strati superiori del permafrost. Il pericolo è reale ma è impossibile calcolare il rischio». Eric Delwart dell’Università della California, San Francisco, che ha ricreato virus vegetali da feci di caribù congelate, intervistato da NewScientist ritiene che il rischio che un antico virus del permafrost inneschi una pandemia sia molto più basso di quanto possa accadere con i virus che circolano tra animali selvatici e domestici. Rebecca Katz della Georgetown University di Washington non è della stessa opinione e ritiene che il pericolo sia da prendere seriamente: «La minaccia che antichi virus ritornino con lo scongelamento del permafrost è molto reale».

28 novembre 2022 (modifica il 29 novembre 2022 | 12:57)