Corte Costituzionale, illegittimo dare in automatico il cognome del padre ai figli

di Alessandra Arachi

Lo hanno deciso mercoledì i giudici con l’ermellino stabilendo che la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori, salvo che decidano diversamente di comune accordo. Cartabia: «Passo avanti verso effettiva uguaglianza di genere»

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Sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente soltanto il cognome del padre con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Lo ha deciso mercoledì la Corte Costituzionale con una sentenza che ha definito «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre» e ha precisato che «la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dei medesimi concordato, salvo che essi decidano di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due». «Grazie alla Corte Costituzionale, un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia», commenta la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

In attesa della sentenza — che sarà depositata nelle prossime settimane — dalla Consulta fanno sapere che le norme censurate sono state dichiarate illegittime per contrasto con gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Secondo la Corte nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. È compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi a questa decisione.

Il caso è stato sollevato da una giovane famiglia lucana per una storia di tre fratelli, i primi registrati col cognome della madre e il terzo registrato automaticamente con il cognome nome del padre perché nato dopo il matrimonio tra i due genitori. I due genitori avrebbero voluto registrare con il cognome della madre anche il terzo figlio — per renderli tutti uguali — ma gli uffici comunali si sono opposti e i magistrati in primo grado hanno dato ragione al Comune. A sottoporre la vicenda alla Consulta, a novembre dell’anno scorso, è stata la Corte d’appello di Potenza dichiarando «rilevante e non manifestamente infondata» la questione di legittimità costituzionale delle norme in materia, sollevata dagli avvocati Domenico Pittella e Giampaolo Brienza che hanno commentato: «Storico risultato. La pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione».

In Parlamento sono depositate cinque proposte di legge che prevedono che con un accordo tra genitori ci sia la possibilità di scegliere di attribuire un solo cognome, quello del padre o della madre o di entrambi cognomi nell’ordine che si ritiene. In caso di conflitto tra i genitori, tra le ipotesi c’è che il doppio cognome venga attribuito in ordine alfabetico.

Uno dei disegni di legge è quello del Pd depositato in Senato e la presidente del gruppo Simona Malpezzi ha chiesto «al presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari che si adoperi perché il provvedimento venga approvato rapidamente e in piena aderenza a quanto stabilito dalla Corte». La senatrice di Italia Vica Donatella Conzatti ha così commentato: «Peccato che il Parlamento sia stato bruciato sul tempo dalla Corte Costituzionale. Ora procediamo rapidamente. Attraverso il nome delle madri passano le biografie e le storie delle donne».

27 aprile 2022 (modifica il 27 aprile 2022 | 18:59)

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