2 dicembre 2020 - 15:58

Covid, morto Aldo Moser, capostipite di una dinastia di fuoriclasse del ciclismo

Fratello maggiore di Francesco, fu maglia rosa al Giro. Primo di 12 figli, zio di Moreno e Ignazio, corse tra i professionisti per ben venti stagioni.

di Marco Bonarrigo

Covid, morto Aldo Moser, capostipite di una dinastia di fuoriclasse del ciclismo Aldo Moser (a destra) coi fratelli Enzo e Francesco
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Il primo Moser del ciclismo e dello sport italiano è stato lui: Aldo Moser da Palù di Giovo, Trento, classe 1934, morto mercoledì per complicazioni dovute al Covid nell’ospedale del capoluogo di provincia, primo di dodici fratelli e tra loro di Francesco, leggenda delle due ruote vincitore del Giro d’Italia e del mondiale in linea oltre che di decine di altre corse.

Ma il primo dei Moser a cavalcare una bici era stato lui, Aldo. Professionista dal 1954 al 1974, fu un signor corridore: sedici Giri d’Italia (nel 1956 indossò due volte la maglia rosa), quattro presenze in maglia azzurra, vittorie di prestigio a Coppa Agostoni, Gran Premio Industria e Commercio di Prato, Trofeo Baracchi, Grand Prix des Nations e Coppa Bernocchi nel 1963. Uno specialista delle cronometro che aveva scoperto la bici da bambino per motivi lavorativi: trasportava il pane per le varie frazioni di Palù per guadagnare qualche soldo.

Aldo Moser sul Bondone al Giro del 1960.
Aldo Moser sul Bondone al Giro del 1960.

Era un duro, Aldo Moser. Nelle foto della terribile tappa del Bondone del Giro 1960, disputate sotto una tempesta di neve che costrinse al ritiro metà gruppo, lui appare impassibile in mezze maniche sotto la bufera. Di Francesco fu, oltre che fratello maggiore, soprattutto ispiratore e compagno di lavoro nelle vigne dache la famiglia possiede sulle colline di Trento, in quella Palù che dei Moser è sempre stata il feudo. Una famiglia che per discendenze dirette o indirette (il cugino Gilberto Simoni, i nipoti Ignazio e Moreno Moser) ha continuato a farsi onore nel mondo del ciclismo.

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