24 agosto 2019 - 23:14

Milan, la missione di Boban: «Ci vorrà tempo, ma torneremo in alto»

Zvone: «Niente fuochi d’artificio ma scelte logiche. Il basso profilo non va scambiato per scarsa ambizione. Dobbiamo raggiungere la Juve, che è mondiale oltre che italiana»

di Monica Colombo

Milan, la missione di Boban: «Ci vorrà tempo, ma torneremo in alto»
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Al termine di un’estate nella quale si è registrata l’ennesima rivoluzione dirigenziale, con la promozione di Paolo Maldini e l’inserimento di un manager dalle conoscenze poliedriche come Zvonimir Boban, dopo la rinuncia all’Europa League e la forzata convivenza con i paletti del fair play finanziario, il Milan torna in campo.

Avviene in uno stadio non banale visto che 34 anni fa al Friuli Paolo debuttò da giocatore e Zvone, nel ruolo di trequartista, trascinò nel 1999 il Diavolo all’inseguimento dello scudetto. Il popolo rossonero, dopo aver ricevuto in dote dal mercato cinque giocatori giovani, di prospettiva, ma non certo star affermate guarda con curiosità al primo giorno di scuola del Milan.

«Spero che i precedenti siano beneaguranti. Ma siamo solo alla prima giornata, la strada è lunga. Sia chiaro però: deve essere una strada da Milan, e pur in un periodo di ricostruzione onorando la grande maglia rossonera».

Zvone con quale spirito affronta la sua prima sfida di campionato da dirigente rossonero?
«Con lo stesso sentimento che avevo da giocatore. Quando lavoro al Milan non penso al lavoro, penso alla vita. D’altronde, condividendo l’ufficio tutti i giorni con Paolo, come mi potrei sentire?».

Ai tifosi che guardano con invidia al mercato dei cugini sognando il campione celebrato che messaggio invia?
«Non voglio fare paragoni, ma posso dire che il tempo e i risultati ci diranno chi ha lavorato bene e chi no. Stiamo facendo il massimo considerando le varie problematiche. Ci vorrà del tempo, ma dobbiamo in qualche modo bruciare le tappe. Poi, i grandi nomi possono anche non corrispondere ai giocatori giusti: Kaká lo conosceva qualcuno quando è arrivato? Sono convinto che alla fine i tifosi saranno contenti delle nostre scelte. Non cerchiamo insensati fuochi d’artificio, come qualche anno fa. Bisogna fare le scelte calcisticamente più logiche».

Fra8 giorni termina il mercato: è possibile affermare con certezza che Donnarumma, Suso e Kessie resteranno?
«La nostra volontà è di tenerli, assolutamente».

Il desiderio di Correa di trasferirsi a Milano vi faciliterà nella trattativa con l’Atletico?
«Il Milan è una società corretta ed elegante, non farà mai leva sulla volontà del giocatore».

Considerando i vincoli dell’Uefa, il lavoro è stato più complesso di quello che credeva?
«Penso che il Fair Play Finanziario abbia generato stabilità nel sistema. Complessivamente ha fatto bene al calcio, ma l’Uefa si deve rendere conto che va adattato e rifinito».

Il presidente Scaroni ricorda spesso il ruolo di leadership nel mondo del Milan, invitandolo a riprendersi la sua posizione nel panorama calcistico. Avverte la pressione?
«Sappiamo che il Milan, anche se deve in questo momento tenere un profilo basso, resta un club di appeal mondiale. Non vorrei che si scambiasse il basso profilo con l’assenza di ambizione. Il nuovo proprietario ha portato stabilità e l’obiettivo — altrimenti, né Paolo né io saremmo qua — è un Milan vero, un Milan che ritorni a essere protagonista e vincente, giocando un calcio offensivo e di carattere. Il presidente Scaroni ha poi fatto una battuta su una Juve leader italiana e un Milan più mondiale, ma sappiamo bene che noi dobbiamo fare tanto e velocemente per stare lì dove sta la Vecchia Signora, che è sempre stata, sì, italiana, ma anche mondiale. Poi, è vero che il Milan ha un fascino tutto suo, unico, ma se non vinci e non giochi bene, la storia conterà sempre di meno».

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