28 giugno 2020 - 17:06

Pescara, aggredito un 25enne da 7 persone perché gay: «Tenevo la mano al mio compagno»

Sette gli aggressori. La vittima, 25enne, è finita in ospedale con la mascella fratturata

di Nicola Catenaro

Pescara, aggredito un 25enne da 7 persone perché gay: «Tenevo la mano al mio compagno»
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PESCARA — «Sono arrabbiato, certo, perché questa cosa è accaduta in una città in cui ho vissuto da studente per quattro anni e che è stata sempre aperta e accogliente al riguardo. E poi perché ero lì a farmi i fatti miei, sono stato aggredito solo perché passeggiavo mano nella mano con il mio fidanzato, abituato come sono a vivere la mia omosessualità liberamente». A parlare è lo studente universitario di 25 anni picchiato da un gruppo di ragazzi, forse addirittura minorenni, sul lungomare di Pescara, in pieno centro, alcuni giorni fa.

Un’aggressione — avvenuta alla vigilia del weekend in cui in tutto il mondo si celebrano i 50 anni dal primo Pride della storia — violenta e inaspettata, che ha lasciato indenne il suo fidanzato, più giovane di qualche anno, ma che a lui è costata la frattura della mascella e un intervento chirurgico con l’inserimento di una placca in titanio. Accetta di parlare con la promessa dell’anonimato, non vuole che questa storia coinvolga la sua famiglia che, comunque, è stata sempre dalla sua parte e lo ha aiutato a vivere liberamente.

«L’episodio è avvenuto tra giovedì e venerdì notte, intorno all’una — racconta —. Eravamo all’altezza del monumento “La nave di Cascella”, in corrispondenza di piazza Salotto. Chi conosce Pescara, sa che quello è il cuore della città. Ci incrociamo con questo gruppo, che all’inizio non dice nulla. Poi, però, dopo essersi allontanati, iniziano a urlare: “Froci, froci”. Ci giriamo, li guardiamo e io dico: “Ok, e quindi?”. Ci raggiungono, uno di loro chiede insistentemente se ho qualche problema con lui. Non mi faccio intimorire. Io vado per la mia strada, dico. Per tutta risposta, un altro mi assesta un pugno sulla mascella e, a quel punto, scoppia il parapiglia perché intervengono in nostra difesa diversi passanti. Alcuni di loro si sono presi anche dei cazzotti al posto mio e questo mi è dispiaciuto».

Sono in sei, forse sette, i ragazzi che hanno partecipato all’aggressione, sono molti giovani, forse non hanno neanche diciotto anni e tra di loro c’è anche una ragazza. Ma sono svelti e abituati a usare le mani. «Lo scontro è stato rapido, quello che mi ha colpito aveva una corporatura robusta ed era più alto di me, all’incirca uno e ottanta. Il pugno è arrivato a sorpresa quando stavo parlando con un altro di loro». I ragazzini scappano appena capiscono che le cose si stanno mettendo male e riescono a dileguarsi prima dell’arrivo dei carabinieri.

All’inizio, per il venticinquenne, sembra che non ci siano problemi. Dopo aver visto la radiografia, però, il chirurgo decide di operarlo. «Provo pena per questi ragazzi — racconta dal suo letto in ospedale — non hanno avuto la fortuna di crescere in un ambiente come quello in cui sono cresciuto io, il loro disagio quotidiano si riflette nelle azioni che hanno compiuto giovedì sera, peraltro proprio durante gli eventi dell’Abruzzo Pride. È evidente, e quello che mi è successo ne è una dimostrazione, che le aggressioni di stampo omofobo continuano a esserci e questo dovrebbe farci riflettere ulteriormente proprio ora che sta partendo l’iter per la legge contro l’omofobia». I carabinieri della Compagnia di Pescara sono al lavoro per acquisire i filmati delle videocamere di sorveglianza. Sembrerebbe che il luogo in cui è avvenuta la colluttazione non sia coperto dalle telecamere, presenti invece dove sono iniziati gli insulti. Un vistoso tatuaggio sul collo avrebbe già consentito l’individuazione di uno degli autori del pestaggio.

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