Il discorso di Alberto Angela sul papà Piero, alla sua camera ardente

di Paolo Conti

Alberto Angela ha tenuto un toccante discorso alla camera ardente del padre Piero, scomparso il 13 agosto all'età di 93 anni: «Ha vissuto fino all'ultimo con razionalità, e se n'è andato dopo una vita piena, come ci si alza da una bella cena con gli amici. Per me, è stato come vivere con Leonardo da Vinci»

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Quello di Alberto Angela a suo padre Piero, nella severità della sala della Protomoteca, al Campidoglio di Roma, è un addio che è insieme da figlio, da allievo del mestiere televisivo, e anche alla fine da collega.

Un saluto sobrio e insieme forte, al punto che Alberto deve raggiungere la saletta vicina per riprendersi e per abbandonarsi a un pianto solitario prima di riprendere il suo posto accanto alla madre Margherita e alla sorella Christine.

Il punto essenziale è quel rapporto laico e sereno con la morte: «Lui ci ha insegnato tante cose, l'ultimo insegnamento me lo ha fatto non con le parole, ma con l'esempio. Negli ultimi giorni mi ha insegnato a non avere paura della morte. L'ha affrontata con serenità, non l'ho mai visto nello sconforto e nella paura. Quella che è la più grande paura dell'essere umano, lui l'ha attraversata con una serenità che mi ha colpito».

E cita subito, anche a nome della sorella Christine, il bellissimo addio ai suoi telespettatori e al gruppo di lavoro, in cui ha chiesto a tutti di fare la propria parte in quello che ha definito un difficile Paese : «Quando ha capito che era arrivato il suo tempo, ha fatto un calcolo, a spanne. E ha cominciato a fare tutto quello che vedete, e che vedrete, di nuovo, in questi giorni. Ha registrato trasmissioni, anche un ciclo di Quark che vedrete. Ha inciso anche un disco jazz, facendo prove e registrazioni. Penso che le persone che amiamo non dovrebbero mai lasciarci. Però capita. Quel comunicato — il suo ultimo — è stata l'ultima cosa che ha detto. L'ultimo discorso — con poche forze — che io e mia sorella abbiamo raccolto. Sembra un discorso a fine serata agli amici: c'è molto affetto e molto amore, per tutti. Per il pubblico, per chi lo ha amato. È riuscito a unire e questa è una dote difficile da trovare».

Alberto Angela spiega, in poche parole, il senso di quel commiato: un congedo da tutti, consapevole della morte vicinissima, con un lascito anche civile e di grande spessore. Gli Angela, tutti (Piero era così, e lo stesso vale per Alberto, per la moglie Margherita, per la figlia Christine che sfiora con eleganza la guancia del fratello alla fine del suo discorso) sono molto discreti quindi lo stupore di Alberto per la reazione alla morte del padre è sincero: «La cosa bella che ha colpito noi è stato il ritorno sui social, sugli articoli. Passerò i prossimi giorni a ringraziare tutti». Intanto, da ore, sta ringraziando di persona le centinaia di persone — di ogni età: ma tantissimi, in particolare, i giovani e i giovanissimi — giunti a salutare suo padre.

Alberto aggiunge un’altra tessera al suo ritratto: «Ho avuto la sensazione di avere Leonardo da Vinci in casa, che dava la risposta giusta sempre con una capacità di sintesi e analisi in modo pacato. Lui amava ripetere un aforisma di Leonardo da Vinci: "Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire così una vita ben usata dà lieto morire"».

Di nuovo torna il tema della morte come conclusione inevitabile e accettabile di una lunga e densa esistenza. Il ritratto del padre prosegue così: «È stata anche una persona — lo dico da figlio e collega — che si è dedicata a unire, non a dividere: pur mantenendo le sue opinioni ferree. Una dote difficile da trovare. Il suo stile, il suo tatto lo conoscete tutti, ma la cosa bella che ha colpito tutti noi della famiglia è stato vedere questi messaggi che arrivavano e che non erano pieni di dolore o sofferenza ma di amore, che è un sentimento. Ho notato solo questo. È stata una cosa che mi ha molto colpito. Un sentimento che si trasforma in valore: e i valori sono eterni. È questo il miglior vestito per papà, per il viaggio che farà».

Un uomo che univa e non divideva: lo si vede dalla compattezza del dolore del suo gruppo di lavoro, unitissimo e solidale negli abbracci e nelle lacrime.

«Per me — ha continuato Alberto — continuerà a vivere attraverso i libri, le trasmissioni, i dischi jazz, ma anche in tutti quei ragazzi che hanno speranza nel futuro e cercano l'eccellenza, nei ricercatori che cercano di andare a meta nonostante tutte le difficoltà, in tutte le persone che cercano di unire e non di disunire, nelle persone che cercano la curiosità e le bellezze della natura, quelle che cercano di assaporare la vita».

Tutti ora pensano al viaggio di Piero Angela, da poco cominciato. Ammesso che ci sia, chissà dove e chissà come.

È il modo in cui Alberto aveva annunciato la sua morte sui social: «Buon viaggio, papà». Lui che non lo chiamava mai così: il loro rapporto prevedeva l’uso dei nomi, come si fa tra colleghi che si rispettano.

Poi l'ultimo saluto: «L'eredità che lascia a tutti noi è importante, ed è un'eredità non fisica o di lavoro, ma di atteggiamento nella vita: quello che ci ha detto come ultima cosa è stato "Anche voi fate la vostra parte". E io cercherò di fare la mia».

Articolo in aggiornamento...

16 agosto 2022 (modifica il 16 agosto 2022 | 17:39)