23 gennaio 2021 - 14:08

Morto Larry King, il conduttore televisivo Usa aveva 87 anni: era stato ricoverato per Covid

Il celebre giornalista americano era ricoverato a Los Angeles. Ha condotto il talk show Larry King Live sulla Cnn dal 1985 al 2010

di Matteo Persivale

Morto Larry King, il conduttore televisivo Usa aveva 87 anni: era stato ricoverato per Covid
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Larry King, il più famoso intervistatore (in bretelle) del mondo, scomparso a 87 anni al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles a causa del Covid-19, per decenni fece colazione, tutte le mattine, al delicatessen Nate’n’Al di Beverly Hills. Stesso tavolo, stesso menu (cardiopatico convertito da vari by-pass al salutismo non amava le uova e i fritti). Chi aveva il coraggio di avvicinarlo – turisti intrepidi, o magari un giovane giornalista in trasferta – scopriva due cose: che King non portava le bretelle fuori dallo studio (erano il suo costume di scena), e che l’uomo diventato famoso sulla Cnn per le interviste con i grandi della terra cominciava immediatamente, d’istinto, a intervistare l’interlocutore (gli italiani ricevevano un trattamento speciale: King conosceva benissimo l’Italia, e era un grande frequentatore di Cinque Terre e Positano). Sette mogli, cinque figli, cinque nipoti e quattro pronipoti, una salute malferma che non lo fermò fino alla fine, la capacità di parlare con i grandi del mondo e con i protagonisti del trash (medium, teorici di bizzarre cospirazioni) perché nel mondo di Re Larry tutto faceva spettacolo, tutto faceva tv, se a tenere in mano il microfono c’era lui.

Adesso che non c’è più, adesso che 63 anni di lavoro attraverso tutti i media possibili – radio, tv, Internet – sono arrivati alla fine delle trasmissioni, resta l’eredità di una carriera irripetibile: intervistò, faccia a faccia, con l’inconfondibile microfono anni Trenta della RCA (era finto, ovviamente usava i micromicrofoni moderni, ma sapeva che bretelle e maxi-microfono erano il suo marchio di fabbrica) i grandi della terra. Presidenti, dittatori, star di Hollywood, sportivi: in una parola, tutti. Dal 1985 al 2010 sulla Cnn (continuò poi da freelance extra-lusso e infine da co-fondatore di Ora Media finanziata dal miliardario messicano Carlos Slim) demolì indici di ascolto con ospitate celebri, facendo tutto il contrario dei colleghi (pochi) al suo livello di fama e influenza: faceva domande brevissime, obiettivamente non ostili, e lasciava parlare. Se aveva un segreto, era quello di ascoltare – campione del mondo se non di giornalismo «alto» di curiosità.

Così dal Dalai Lama a Bill Clinton a Gheddafi (l’unico che davvero non gli piacque, a distanza di anni la citava come l’intervistato peggiore) a una incredibile reunion dei Beatles con i tre superstiti più Yoko Ono, a un Putin debuttante nel 2000 (visibile su YouTube anche oggi, molto diverso nello stile dal Putin del 2021), il mondo si sedette, in mondovisione, al tavolino di Larry King Live – riteneva la distanza ravvicinata essenziale per il tono intimo, quasi da confessionale (il Grande Fratello non esisteva ancora, bei tempi). «Con profondo dolore, Ora Media annuncia la morte del nostro co-fondatore e amico Larry King, deceduto stamane all'età di 87 ani al Cedars-Sinai Medical Center in Los Angeles», si legge nel comunicato diffuso sul profilo Twitter dell'anchorman. King «ha sempre considerato gli argomenti delle sue interviste come le vere star dei suoi programmi e ha ritenuto se stesso un semplice collegamento tra l'ospite e il pubblico».


Era ricoverato a Los Angeles dalla fine di dicembre– tragico pensare che si sia infettato a pochi giorni dall’inizio dalla campagna vaccinale – e era ovviamente data l’età e la sua storia clinica di infarti e bypass e ictus di un tumore al polmone, paziente a altissimo rischio. Il 2020, anno terribile, non è stato per King solo quello del Coronavirus ma anche di una doppia tragedia che lo segnò profondamente – la scomparsa di due figli a poche settimane l'uno dall'altro (Andy, 65 anni, per infarto a luglio, e Chaia, 52enne, a agosto per un cancro ai polmoni.

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